Sì al referendum Dai sindaci pd via all’altra campagna
Con lui un comitato di otto sindaci. Mdp: posizione sbagliata, fa il gioco della destra
Anche Giorgio Gori, sindaco di Bergamo e candidato alla presidenza della Regione per il centrosinistra, è in campagna referendaria. Si spenderà in almeno tre dibattiti pubblici. Il suo attivismo non piace però all’ala sinistra della coalizione. «Così ci divide», dice Mdp.
Ieri sera col sindaco di Varese Davide Galimberti e col locale segretario del Pd. Il 17 ottobre addirittura con Gianni Fava, l’indipendentista della Lega e assessore nella giunta Maroni, e poi chiusura il 20 ottobre, ultimo giorno utile per dibattiti e comizi prima del silenzio elettorale, con un incontro pubblico con un altro amministratore Virginio Brivio da Lecco (presidente anche di Anci Lombardia) in un circolo milanese.
Anche Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, ma soprattutto candidato alla presidenza della Regione per conto del centrosinistra, è in campagna referendaria. Lui si è schierato da subito per il voto favorevole, scelta controcorrente visti gli umori astensionistici di tanta parte della sinistra. Un sì ancorato al merito, come si sforza di ripetere. E lontanissimo, aggiunge, «dalla propaganda e dalle mistificazioni di certi ultrà». Una scelta ugualmente convinta però, tanto da fondare, insieme con altri otto sindaci del centrosinistra, un comitato specifico: «Sì per la vera autonomia». Con avvertenza incorporata nello stesso logo: «Non credere alle false promesse della Lega», la raccomandazione firmata dai sindaci del comitato. Oltre al piccolo ciclo di dibattiti a difesa delle ragioni referendarie, il gruppo di amministratori lombardi farà scattare una campagna di affissioni e di distribuzione di opuscoli informativi sulle vere ragioni del quesito e dell’autonomia costituzionale. Gori, d’altra parte, aveva già difeso pubblicamente le sue posizioni condividendo il palco con lo stesso Roberto Maroni, in occasione di un convegno di sindaci lombardi a Busto Arsizio. Governatore e futuro sfidante: entrambi per il sì, ma con accenti e toni diversissimi.
L’attivismo referendario di Gori non piace però all’ala sinistra della coalizione. Mdp oggi terrà il suo coordinamento regionale per sciogliere le ultime riserve sul tema delle primarie lombarde, ma Onorio Rosati, consigliere bersaniano al Pirellone, commenta amareggiato: «Chi a sinistra è perplesso di questo tentativo di alleanza con Gori usa proprio questa motivazione: “Lui è a favore del referendum”. Io posso capire la sua posizione iniziale da sindaco, ma ora questo suo posizionamento non fa che dividere la sinistra e fare il gioco della destra».
Intanto continua la polemica sulla comunicazione istituzionale in vista del 22 ottobre. Dopo il caso delle lettere dei sindaci leghisti ai propri concittadini, alcune delle quali chiaramente orientate alla propaganda, il capogruppo del Pd Enrico Brambilla (schierato per l’astensionismo) ieri ha puntato il dito contro il portale della Regione, nelle cui schede informative sulla consultazione si fa riferimento al residuo fiscale della Lombardia (indicato in 54 miliardi) e alla volontà di mantenerne la metà (27 miliardi) per finanziare le materie su cui si intende chiedere autonomia. «Si tratta di una palese mistificazione che viola pesantemente le regole della campagna referendaria», dice l’esponente del Pd».