«Ha ceduto un carrello Si è corso un rischio grave»
I primi risultati dell’indagine interna: tra Udine e Cimiano i treni viaggiano sotto i 30 all’ora, a 70 conseguenze gravi
«Ese fosse successo mentre il treno andava a 70 all’ora...?». La domanda è retorica. E apre uno scenario inquietante. La fa un ingegnere dell’Atm che a fine pomeriggio di ieri, con la garanzia dell’anonimato, accetta di commentare con il Corriere il piccolo deragliamento di un treno del metrò avvenuto all’uscita del tunnel tra le fermate «Udine» e «Cimiano». La risposta alla domanda è lapidaria: «Poteva essere un disastro».
Ci sono approfondimenti da fare, analisi in corso, accertamenti da portare avanti. Ma quando ormai sono le 20, e nonostante lo sciopero la circolazione dei treni sulla M2 è ripresa da un paio d’ore, i tecnici dell’Atm hanno in mano una prima spiegazione sul deragliamento: un «problema a un carrello del treno». E dunque, in astratto, quel cedimento sarebbe potuto avvenire in qualsiasi altro punto del percorso. Anche dove i convogli viaggiano alla massima velocità consentita: «E in questo caso le conseguenze sarebbero state molto più gravi», conclude la fonte, vicina all’indagine tecnica interna all’azienda.
Ieri alcuni dei 350/400 passeggeri sono caduti a terra dentro i vagoni. Si sono rialzati e sono usciti, assistiti dalla security dell’azienda. Nessun ferito, per un motivo semplice: il convoglio in uscita dalla galleria viaggiava sotto i 30 chilometri orari, limite di velocità tassativo in quel tratto.
Il treno coinvolto nell’incidente è piuttosto vecchio, ha più di 20 anni, ed è probabilmente vicino alla soglia dei 2 milioni di chilometri percorsi. Nulla di anomalo, perché ci sono molti altri convogli simili in servizio in M2 e sono sottoposti a costante, regolare e approfondita revisione. Lo guidava un macchinista esperto, con circa vent’anni di servizio. Dunque, in quel tratto, il conducente ha seguito alla lettera le prescrizioni, tenendo la velocità sotto la soglia.
Il limite esiste da una decina d’anni. Come tutti i limiti era temporaneo, ma col tempo è diventato di fatto «strutturale». Su quello spezzone di percorso del metrò esiste un problema di «armamento», cioè di binari (l’infrastruttura è di proprietà e sotto la responsabilità del Comune, non di Atm). Molti anni fa, prima del 2011, vennero fatti dei lavori di manutenzione Il mezzo coinvolto ha più di vent’anni e ha percorso due milioni di chilometri straordinaria proprio sull’«armamento» di quel tratto tra «Udine» e «Cimiano», ma anche dopo la chiusura dei cantieri il limite di velocità per i treni è rimasto sotto la soglia più bassa: una misura di precauzione, per consentire la circolazione in piena sicurezza (attualmente i treni della M2 hanno tre diverse soglie, 30, 50 e 70 chilometri orari).
Ieri i treni hanno ripreso a viaggiare solo dopo che i tecnici Atm hanno concluso le ispezioni e stabilito che non ci fossero più rischi. Il basso limite di velocità è stato determinante per evitare che le conseguenze del deragliamento fossero più gravi. E se il problema al carrello del treno è la prima spiegazione, resta comunque da indagare la coincidenza del fatto che l’incidente sia avvenuto proprio su quel tratto «critico» di binari.
Convoglio vecchio