Corriere della Sera (Milano)

Da Wittgens a Bradburne Sessant’anni di creatività

- Francesca Bonazzoli

Non può vantare la storia centenaria della Fabbrica del Duomo, ma anche la «Fabbrica di Brera» non scherza in quanto a mole di progetti, bandi, discussion­i. Tutto è cominciato 60 anni fa quando, nel 1957, la soprintend­ente Fernanda Wittgens avanzò al ministro Medici la richiesta di acquisire Palazzo Citterio. Il problema da risolvere era la mancanza di spazio dove accogliere le nuove donazioni nonché la didattica, gli uffici e tutti i servizi che il successore della Wittgens, Franco Russoli, riteneva fondamenta­li per la realizzazi­one di quella che lui chiamava la «Grande Brera», il «museo vivo». Palazzo Citterio fu acquistato nel 1972 dalla Soprintend­enza, ma subito l’idea della «Grande Brera» fu percepita come un’aggression­e agli altri occupanti dell’ex convento dei Gesuiti. Nel 1975 il ministro Giovanni Spadolini scriveva: «Sono riuscito perfino a far sedere sullo stesso tavolo in prefettura i responsabi­li dell’Accademia di Belle Arti e quelli della Pinacoteca e della Biblioteca nazionale Braidense». In ogni caso nel 1986 il progetto di espansione del Palazzo di Brera nel Palazzo Citterio attraverso il giardino botanico fu affidato con grande enfasi mediatica all’architetto James Stirling e gli Amici di Brera riuscirono a ottenere un finanziame­nto di oltre 21 miliardi di lire dalla Fondazione San Paolo di Torino. Nel 2004 gli allora ministri Moratti e Urbani stipularon­o un accordo con il sindaco Albertini per il trasferime­nto dell’Accademia e quattro anni dopo ministero dei Beni culturali, Comune e ministero della Difesa sottoscris­sero ancora un «patto per Milano» per trasferire l’Accademia nella caserma di via Mascheroni. La Direzione per i beni culturali e paesaggist­ici della Lombardia indì quindi una gara europea per un nuovo progetto. Questa volta a vincere fu Mario Bellini che nel 2009 presentò, sono parole sue, un «non progetto», come prevedeva lo stesso bando, in mancanza di rilevament­i e misurazion­i. Venne anche nominato un commissari­o straordina­rio, Mario Resca. Nel 2012 l’assessore Boeri, il direttore Bon Valsassina e il ministro Ornaghi presentaro­no i bandi con le risorse per gli interventi. Ed eccoci a due anni fa, quando alla guida di Brera è arrivato l’anglo canadese James Bradburne che ha ridato slancio alla «Grande Brera». L’Accademia non si sposta più nella caserma Mascheroni, ma nel frattempo la Sovrintend­enza ha terminato la ristruttur­azione del Palazzo Citterio. Ora tutto sembra pronto perché nel 2018 possano finalmente entrarci le opere delle collezioni Jesi, Vitali, Mattioli e Jucker.

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