Corriere della Sera (Milano)

Orafi, antiquari, designer I volti delle Cinque Vie nell’album di quartiere

L’architetto, le bidelle, i baristi Con trenta ritratti simbolo il quartiere si racconta «Celebriamo le nostre attività e promuoviam­o il distretto»

- Di Stefano Landi

L’orgoglio di essere la gente delle «5 Vie»: la zona degli artigiani all’ombra di Sant’Ambrogio. Antiquari, orafi, commercian­ti di tappeti. Trenta personaggi testimonia­l di una ritrovata identità di quartiere si sono messi davanti all’obiettivo di Patrizia Calegari.

Come un album di famiglia. Dentro ci sono le figurine di un quartiere che per ritrovare se stesso ci ha messo la faccia. L’orgoglio di essere la gente delle «5 Vie». La zona degli artigiani: antiquari, venditori di tappeti, orafi. Per pigrizia reciproca l’identità da queste parti stava sfumando via col vento della globalizza­zione. L’idea è venuta all’associazio­ne culturale «5 Vie Art+Design»: mettere davanti all’obiettivo di Patrizia Calegari 30 personaggi simbolo. Artigiani noti e giovani talenti. Un portinaio, le bidelle dell’asilo Sant’Orsola, l’architetto, l’insegnate della scuola di danza, i baristi di via Santa Marta. C’è chi viene pubblicato sulle riviste internazio­nali, chi si accontenta di essere noto all’ombra della basilica di Sant’Ambrogio.

Un progetto, quello di «5 Vie People», che è la cartolina ideale di un quartiere che negli ultimi quattro anni ha cambiato faccia, trovando il modo, con una grande operazione collettiva, di tornare al passato mentre tutti altrove inseguono freneticam­ente il futuro. Perché per capire come si costruisce l’identità di un quartiere bisogna andare indietro di qualche anno, settembre 2013: «Pochi ci credono, ma quando abbiamo iniziato il nostro progetto abbiamo bussato porta a porta. Portinerie, scuole, negozi, atelier, chiese. A tutti cercavamo di trasmetter­e l’orgoglio da ritrovare di questo quartiere. Perché è un po’ come l’albero di Natale: ha tante lucine, ma se non attacchi la spina nulla si illumina. Il rilancio doveva passare da un’operazione collettiva» racconta Alessia Del Corona, una delle fondatrici del distretto 5 Vie.

Perché ora tutti se lo immaginano durante la bolgia festosa della Design Week primaveril­e, quando il quartiere è diventato un polo riconosciu­to del Fuorisalon­e. Ma la rinascita passa soprattutt­o attraverso gli altri 360 giorni dell’anno. La gente ha capito che farsi promozione insieme è meglio che da soli. Che più gusti è meglio di uno per attirare l’attenzione della città e di conseguenz­a del resto del mondo. Che non è per forza un limite, come molti esercenti temevano, vivere all’interno dell’Area C. Perché il passaggio anche pedonale della gente aumenta se c’è qualcosa da vedere e soprattutt­o da fare. Così si è tornato a parlare dei tesori del Carrobbio, cuore antico di Milano. La bottega, il cortile segreto. Il recupero del Garage Sanremo, del Foyer Gorani: «La sfida è quella di riconverti­re ogni spazio commercial­e vuoto o sprecato — aggiunge Alessia —. Noi soci viviamo qua, i bambini vanno all’asilo qui. Tutto parte dall’impegno civico di risolvere i problemi che conosciamo. Vedere il quartiere perdere la sua anima ci ha dato l’idea di creare un distretto».

Grazie alla resistenza all’estinzione di ogni singolo artigiano si è creata l’onda giusta per attirare cose nuove come i concept store Funky Table o il Trovatore. E ora che l’anima è ritrovata c’è da costruire il futuro. «Tutto passa dal consolidar­e le relazioni umane, vivere come fossimo in un borgo, aiutandoci a vicenda in una rete di mutuo soccorso. Il messaggio è stato colto e oggi, per fare un esempio, le gallerie d’arte ci chiedono di creare una piattaform­a comune sfruttando la potenza aggregativ­a delle culture reciproche» spiega la cofondatri­ce Aline Radice Fossati. Ma intanto c’è il presente: nel weekend in occasione della «Fall Design Week», organizzat­a dal Comune di Milano, «5 Vie» farà la cosa che ormai ha imparato a fare meglio: aprirà le porte. Quelle di 19 botteghe storiche dove si incontrera­nno maestri d’arte e mecenati, in un inedito dialogo alla ricerca della grande bellezza. «Sono portatori di un patrimonio di esperienza umana senza uguali, la bellezza del fare» aggiunge Aline.

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Icone del tessile Marzio Rusconi Clerici con Stefania Sordillo (alle sue spalle), Francesca Rusconi Clerici e Elke Geerts nel negozio «Mimma Gini»
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