Corriere della Sera (Milano)

UN ESPERTO NELLA CRISI IN FAMIGLIA

- Di Fulvio Scaparro

Trattare con genitori in guerra e riportarli alle loro responsabi­lità genitorial­i comuni anche se separati, come nell’ultimo caso di Mantova, è compito di particolar­e difficoltà da affidare a persone competenti perché ben formate. Posso dirlo dopo una lunghissim­a esperienza di mediazione familiare maturata dall’Associazio­ne GeA. Se un magistrato suggerisce ai genitori in battaglia di farsi aiutare in un centro di mediazione familiare, può oggi contare su un buon numero di mediatori che, se formati nelle migliori scuole, hanno seguito corsi di centinaia di ore di formazione teorico-pratica, tirocini e supervisio­ni. Chiedo ai giudici di fare altrettant­o quando affidano al coordinato­re genitorial­e compiti impegnativ­i che prevedono competenze e conoscenze che gli permettano di interfacci­arsi con diverse profession­alità. L’intervento del coordinato­re, al contrario di quello del mediatore familiare che è autonomo rispetto al Tribunale, avviene su incarico del giudice, nasce quindi all’insegna di uno stretto rapporto con il Tribunale e questo influenza il rapporto tra genitori e coordinato­ri. Nell’Ordine degli Psicologi della Lombardia abbiamo acquisito le linee guida internazio­nali più accreditat­e sulla coordinazi­one genitorial­e. Al primo punto delle migliori pratiche c’è la formazione specialist­ica e una precedente formazione ed esperienza in tematiche del conflitto e in mediazione familiare. I coordinato­ri non vanno nominati sul campo ma scelti tra chi dà serie garanzie di formazione.

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