Corriere della Sera (Milano)

Teatro alla Scala

«Der Freischütz» di Weber Un’opera faustiana diretta da Whun Chung

- di Giuseppina Manin

Il Diavolo veste Bisovsky. E gli va un gran bene, visto che i costumi ideati da Susanne Bisovsky per il demoniaco Samiel e tutti gli altri personaggi di «Der Freischütz», da martedì alla Scala con la direzione musicale di Myung-Whun Chung sono, senza tema di iperbole, magnifici. Cento e trenta abiti, ciascuno creato e confeziona­to su misura per i solisti e i coristi dell’opera di Carl Maria von Weber, ispirati alla tradizione folklorist­ica dell’Est Europa, riveduta e corretta sul mondo sensuale e violento di Frida Kahlo. Stilista di moda molto nota a Vienna, soprannomi­nata la Vivienne Westwood austriaca per il suo gusto filologico, Bisovsky è alla sua seconda esperienza teatrale, dopo una insolita versione di «Der Zauberflöt­e» a Salisburgo. La sua presenza alla Scala, in coppia con il compagno Josef Gerger, segna l’immaginari­o di questo capolavoro lirico, assente dal Piermarini da quasi vent’anni. Suntuosi e barocchi, i loro costumi saranno il rimando stolottole rico e la macchia di colore di uno spettacolo che il regista Mathias Hartmann ha pensato in un astratto bianco e nero, affidando all’estro di Raimund Orfeo Voigt le scene romantiche consone al carattere della musica, ma accese qua e là da lampi contempora­nei di neon ispirati alla light art di Bruce Nauman.

«Se fossi un regista di quelli che vanno per la maggiore — esordisce Hartmann — avrei fatto un apologo sociale di questa favola dark, dove il prode Max pur di vincere la gara di tiro e conquistar­e l’amata Agathe, vende l’anima al Cacciatore Nero in cambio di sette pal- magiche. Ma a me interessav­a altro, volevo raccontare una storia da Sturm und Drang, notturna, tutta boschi e apparizion­i misteriose senza tradirne lo spirito ma portandolo vicino alla nostra sensibilit­à di oggi».

E così, con un occhio a Weber e l’altro a Freud, la Gola di Lupo, sfondo del patto diabolico, non sarà più il luogo impervio dove si va per incontrare il Maligno, ma la zona oscura dentro di noi. «Di reale ci sarà solo qualche tronco bruciacchi­ato, segni di un paesaggio interiore oppressivo e tenebroso dove Max si rifugia per nasconders­i da se stesso. La Gola del Lupo è il cuore della storia, da lì ho ricostruit­o le atmosfere più luminose del primo e del terzo atto».

Ma se il Male non è più fuori di noi ma dentro di noi, anche il satanasso Samiel muta aspetto. «Si moltiplich­erà in sette incarnazio­ni e sarà presente in tutta l’opera. A volte sotto i panni di un contadino, a volte in sembianze più tradiziona­li, da caprone peloso, da fauno sulfureo». Come in ogni fiaba che si rispetti, anche qui l’horror non manca: pratiche stregonesc­he, metamorfos­i pennute, serti nuziali che si trasforman­o in coroncine mortuarie. Tutto trasmuta. Le belle fanciulle del villaggio nascondono sotto vesti allegre scheletri rapaci, radiosi copricapi floreali celano orridi teschi. In estasi le damigelle del coro, che mai si sono tanto divertite a indossare tali e tante meraviglie. Pare che abbiano chiesto a gran voce: ma non potremmo fare una sfilata invece di un’opera?

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 ??  ?? Bene e Male Günther Groissböck (Kaspar) con Michalel Konig (il cacciatore Max)
Bene e Male Günther Groissböck (Kaspar) con Michalel Konig (il cacciatore Max)
 ??  ?? Romantica Julia Kleiter è Agathe nei raffinati costumi di Susanne Bisovsky e Josef Gerger
Romantica Julia Kleiter è Agathe nei raffinati costumi di Susanne Bisovsky e Josef Gerger

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