Navigli, il cinema sale in barca E l’Anteo raddoppia i biglietti
Coperte e tisane, via alle proiezioni su una chiatta in navigazione I promotori: è il modello Galleria, così seduciamo gli spettatori
I tetti, i cortili delle case, adesso le acque del Naviglio. Il cinema milanese si allarga, conquista nuove location. E sperimenta. L’ultima idea è dedicare al grande schermo una chiatta che partirà dalla Darsena tutte le sere da venerdì prossimo e navigherà piano, per un tratto del Naviglio Grande, tra le luci soffuse della città, proiettando un film, spesso con evento in tema organizzato a bordo. Si chiamerà «Cinema Bianchini», quello che ti culla e ti fa sognare (come nel vecchio detto «Bianchini la testa sui cuscini»), e d’inverno metterà a disposizione plaid, prosecco e tisane calde comprese nei 14 euro del biglietto.
«È un’esperienza a tutto tondo, alternativa alla visione nelle sale tradizionali e nelle case dove ormai campeggiano televisioni sempre più attrattive. I cinema, per rilanciarsi devono sempre più sedurre, incuriosire, sapersi vendere», considera Edoardo Scalpellini, amministratore delegato di Milano Card, che gestirà il servizio sulle acque e in estate ha fatto partire le proiezioni sui tetti della Galleria. «Dal 10 giugno ad oggi abbiamo fatto sold out ogni sera: risultato, 8.100 biglietti venduti», fa sapere. In città è ripartito con il botto, poi, l’Anteo che l’8 settembre ha riaperto in una veste nuova, unica in Italia, con un palazzo intero dedicato, dieci sale (i posti, da 650, sono diventati 1.140), servizi collegati, modernissime tecnologie, orari e programmazione differenziate a seconda del film: «Abbiamo più che raddoppiato gli spettatori — è orgoglioso Lionello Cerri —. Nei venti giorni di apertura a settembre abbiamo staccato 36 mila biglietti, contro i 17 mila del mese completo 2016».
Milano è pronta per una nuova stagione dell’audiovisivo e anche le sale più piccole, per resistere, esplorano nuove strade. Tra i più vivaci il Beltrade, in zona piazzale Loreto, nato come cinema di parrocchia e cresciuto con un pubblico sempre più vasto anche grazie alla costante campagna di promozione sui social e agli incontri con registi e attori. «Abbiamo appena rinnovato l’atrio e lanciato le tessere fedeltà per sostenerci, è uno sforzo continuo», dicono le esercenti Monica Naldi e Paola Corti: da quando sono arrivate, tre anni fa, i biglietti sono quadruplicati. Esempi preziosi, perle rare. Perché lo scenario di fondo è ben diverso. A Milano, calcola il Politecnico, 138 cinema sono stati riconvertiti in chiave commerciale (si pensi all’Excelsior e all’Apollo), le nuove aperture si contano sulle dita di una mano (atteso adesso il multisala a Citylife). E una ventina di sale sono tristemente abbandonate; per lo più in palazzi di proprietà privata.
«Per ognuna abbiamo sviluppato progetti di possibile e auspicabile riutilizzo e trasformazione architettonica, dando priorità alle istanze culturali dei singoli quartieri», spiega la coordinatrice Barbara Coppetti, che ha lavorato insieme a Corinna Morandi e Ilaria Valente. L’ex Maestoso di corso Lodi potrebbe diventare regno della danza e della musica, oltre che dei film; l’ex Cittanova al Giambellino concentrarsi su documentari e arte giovanile; e l’ex Adriano, secondo lo studio del Politecnico, su eventi teatrali. Ci sono poi il cinema De Amicis, l’Alexander di via Palmanova, l’Ambra di via Clitumno, l’Astor di corso Buenos Aires. E ancora il Nuovo Arti, il Casoretto, il Garden, lo Splendor, lo Zodiaco. «Tutte storie da ripensare — conclude Coppetti —. Il cinema, anche lì, dovrebbe avere una seconda possibilità, e la strada forse è integrarlo con altre funzioni».