Da Napoli a Milano per rapinare Presa la banda della gioielleria Verga
Una foto del 27 maggio scorso li ritrae sorridenti, cravatte e papillon, abiti scuri e lucidi, riuniti al matrimonio del più anziano della batteria, Raffaele Bonavolontà, 34 anni. Solo uno indossava invece la cravatta, alle 11.25 del 4 aprile, e una maschera in lattice sul volto: fu lui che fece aprire la porta dell’orologeria «Verga» di corso Vercelli, e i due complici piombarono poi dentro di corsa, caschi integrali in testa, una pistola, martelletti d’acciaio per fracassare le teche blindate. Avevano progettato un colpo smash and grab (spacca e arraffa), stile di rapina rapido, violento e caotico. Furono costretti ad accelerare ancor più, e scappar via in pochi secondi, per l’arrivo di una Volante della polizia. Presero comunque 22 orologi, per un valore sopra i 220 mila euro. Hanno appena ricevuto un mandato d’arresto. Bonavolontà e i due amici invitati alla festa nuziale: Gennaro Di Biase, 24 anni, viveva a Milano, Luigi Ascione, 22 anni, come «lo sposo» saliva da Napoli solo per le rapine.
Azioni banditesche che si accavallano: il 4 aprile i trasfertisti napoletani attaccano la gioielleria «Verga»; da quel pomeriggio, i poliziotti della sezione Antirapine della Squadra mobile iniziano a raccogliere elementi di indagine; il 9 giugno i tre colpiscono ancora, all’ufficio postale di via San Gimignano (68 mila euro); gli investigatori collegano il materiale che hanno già raccolto alla nuova rapina, e vanno ad arrestarli (in una casa di largo cavalieri di Malta); durante la perquisizione, trovano una serie di abiti e scarpe che, dopo i confronti con le immagini delle telecamere, collegano i tre all’assalto da «Verga». Il fermo di giugno è dunque utile anche per accumulare prove che finiscono nell’inchiesta coordinata dal pm Marcello Musso, e che inchioda la batteria anche per la prima rapina.
Le immagini del colpo in corso Vercelli raccontano l’intervento dei due poliziotti che si avvicinano alla vetrina con le pistole, e la fuga dei rapinatori che scappano dal retro e attraversano un paio di cortili, fino all’altra parte dell’isolato. Da lì, fuggono con due scooter, che i poliziotti della Mobile (coordinati da Lorenzo Bucossi e dal funzionario Luca Izzo) hanno poi rintracciato, agganciandoli attraverso i passaggi sotto molte telecamere. Dopo la rapina hanno iniziato subito a spendere: Di Biase ha comprato un’Audi A1 e due motorini, tra cui un Honda Sh da 5 mila euro.