CATTEDRALI DELLO SHOPPING E LEGGE DEL CONTRAPPASSO
cattedrale del consumo la definizione centro commerciale è già stata sostituita da polo commerciale, termine più vigoroso che fa pensare a fulcro, cardine; del resto, il polo, si sa, ha forza magnetica che attrae come potente calamita.
Per consolazione di chi non è un particolare amante di questi «poli», sono annunciati, a contrappeso dell’ingente colata di cemento, molto verde, molte piste ciclabili e, naturalmente, molti parcheggi; ma a parte il fatto che , ad eccezione di alberi e cespugli, sempre di gettate di cemento si tratta, il rendering del progetto, che pure dovrebbe farlo apparire il più ameno e più desiderabile possibile, suo malgrado mette in evidenza soprattutto l’invasivo fabbricato che sovrasta ogni cosa e che — è molto probabile — farà chiudere altri negozi anche lontani di lì. Comprensibilmente alla sindaca di Cinisello stanno a cuore i mille posti di lavoro promessi, ma è possibile creare posti di lavoro soltanto costruendo poli commerciali?
Quanti difendono il progetto sostengono che di luoghi di aggregazione si tratta poiché vi si concentrano centinaia di persone: ma parlano tra loro, queste persone, comunicano, stringono legami? Di sicuro non è l’aggregazione che poteva avvenire in un negozio all’angolo della strada il cui commesso conosceva uno per uno chi entrava nella sua bottega, non necessariamente per comprare qualcosa. E non rappresenta soltanto una perdita sentimentale la chiusura dei piccoli esercizi bensì anche di luci, di presenza, di movimento che rendono più sicuri i quartieri.
Per tutte queste ragioni — e per preservare il territorio dal troppo cemento — la Provincia di Trento ha di recente bloccato la costruzione di centri commerciali che superino i diecimila metri quadrati: geografia e storia là sono diverse, però l’iniziativa dovrebbe far riflettere.