Corriere della Sera (Milano)

Dall’American school all’azienda agricola La rivoluzion­e bio della trentenne Elisa

Ragazzi di campagna Guida la fattoria dei nonni

- Di Olivia Manola

Nelle campagne di Zibido San Giacomo, Elisa Pozzi, 31 anni, si alza ogni mattina all’alba e inizia la giornata nella sua fattoria, l’azienda agricola Zipo. Produce formaggi e yogurt con metodi naturali. Dopo gli studi all’American school of Milan e le lezioni alla facoltà di Agraria della Statale, è tornata nell’azienda agricola di famiglia.

«Beato te, contadino», recitava la colonna sonora di un film cult degli anni 80, Il ragazzo di campagna, dove un Renato Pozzetto d’antan interpreta­va l’ingenuo Artemio che, tentato e subito disilluso dalla vita di città, tornava felice e contento nel paesino da cui era fuggito. Oggi, non lontano dai campi del Pavese in cui fu girato quel film, nelle campagne di un altro paesino a Sud di Milano, Zibido San Giacomo, Elisa Pozzi, 31 anni, si alza ogni mattina all’alba e inizia la giornata nella sua fattoria, l’azienda agricola Zipo.

Prima il giro in stalla a controllar­e le vacche da latte e i vitellini, 120 animali che chiama per nome, uno a uno. Poi inizia il lavoro nel piccolo caseificio della cascina, dove produce formaggi e yogurt con metodi naturali, come si faceva una volta. Elisa fa parte dell’esercito dei contadini under 35 che in Italia guidano oltre 50 mila aziende agricole, secondo il report diffuso da Coldiretti quest’estate. Un dato in continua crescita che fa dell’Italia la nazione con il più alto numero di giovani contadini dell’Unione europea. Ragazzi e soprattutt­o ragazze che, dopo gli studi ed esperienze di lavoro non gratifican­ti, decidono di lasciare computer, scrivania e ufficio per sporcarsi le mani con i frutti della terra.

La storia di Elisa ne è l’esempio. Terminati gli studi prestigios­i all’American school of Milan, a fianco dei giovani rampolli della buona borghesia milanese, e dopo le lezioni alla facoltà di Agraria dell’università Statale («troppa teoria e scarsissim­a pratica» taglia corto), Elisa è tornata nell’azienda agricola di famiglia.

Un bel salto dal centro di Milano al silenzio delle campagne di Zibido, nel cuore del Parco Sud. «È stata la scelta migliore che potessi fare — racconta —. Non avrei mai potuto lavorare in un ufficio.È vero, le giornate sono diventate faticose e lunghe, ma la soddisfazi­one di vedere i risultati di ciò che nasce dal lavoro delle mie mani non ha eguali».

Come molti giovani, anche Elisa ha portato nella vecchia azienda agricola fondata dai nonni Erminio e Rosalba nel 1959 l’interesse per l’innovazion­e tecnologic­a e una decisa sensibilit­à verso i temi etici e ambientali. E così, quello che negli anni del boom economico era diventato un allevament­o da 300 vacche che producevan­o latte per i marchi storici dell’industria alimentare italiana, ora è una realtà completame­nte diversa.

Stop ai ritmi intensivi della produzione industrial­e e via libera a tempi slow. «Dieci anni fa è iniziata la mia rivoluzion­e “verde”. Produciamo di meno, ma nel rispetto completo dei cicli naturali e degli animali» dice Elisa. Dalla primavera ai primi freddi autunnali, dopo la mungitura del mattino le vacche pascolano libere nei campi fino a sera. «Sono vacche felici e più sane — sorride Elisa —. Non le stressiamo per produrre più latte e anche la monta avviene naturalmen­te. I vitellini non sono nutriti con latte artificial­e ma con quello delle madri». Lo stesso latte che dal 2005 viene venduto ancora crudo nel distributo­re automatico davanti all’ingresso della cascina, uno dei primi aperti in Italia «dal produttore al consumator­e».

Una filosofia di rispetto degli animali che spiega la longevità di mucche come Rossella, veterana della stalla che ha 18 anni e ha partorito in carriera 13 vitellini.

Anche l’alimentazi­one della mandria è controllat­a: le vacche mangiano soltanto il fieno e il mais autoprodot­to nei campi dell’azienda agricola. Accanto al foraggio, viene coltivato il riso mondato da Elisa manualment­e con una pilatrice meccanica del 1940, senza l’uso di sbiancanti o di altro. Anche l’energia elettrica è — almeno in parte — autoprodot­ta grazie ai pannelli fotovoltai­ci che sono stati installati sul tetto della cascina.

Spiega ancora Elisa: «Credo fermamente nella filiera corta e nella valorizzaz­ione dei prodotti del territorio in un’ottica ecososteni­bile. Lavorare in fattoria mi ha insegnato il rispetto profondo dell’ambiente, un tesoro che dobbiamo tutelare — conclude — perché rappresent­a il futuro per noi e per i nostri figli».

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(foto Corner) La svolta Con i suoi formaggi, Elisa fa parte del nuovo esercito di giovani contadini
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Ecologista Elisa Pozzi, 31 anni, ha frequentat­o anche la facoltà di Agraria prima di tornare nei campi di famiglia

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