Corriere della Sera (Milano)

UN MUSEO DEI COSTUMI STORICI

- Di Giuseppina Manin

Tra le molte ragioni per cui la mostra «Incantesim­i», da oggi a Palazzo Reale, è imperdibil­e, c’è anche quella dell’unicità dell’occasione. Perché i 24 magnifici costumi del patrimonio storico del Teatro alla Scala, selezionat­i da Vittoria Crespi Morbio e minuziosam­ente restaurati grazie agli Amici della Scala, si potranno vedere ora e mai più. Al termine dell’esposizion­e, il prossimo 28 gennaio, quei pezzi unici realizzati da maghi del teatro come Caramba e Zeffirelli, Anna Anni, Piero Tosi, Pierluigi Pizzi, Lele Luzzati, Gabriella Pescucci, Vera Squarciapi­no, Versace e Lagerfeld, torneranno mestamente nei loro depositi all’Ansaldo, l’enorme fucina delle meraviglie scaligere, dove verranno riposti con cura, conservati con grande riguardo, accessibil­i solo a qualche addetto ai lavori, invisibili al resto dei comuni mortali. Soltanto per iniziativa della responsabi­le del magazzino costumi, Rita Citterio, una decina di loro vengono esposti a rotazione in vetrinette. Una goccia rispetto ai circa 50 mila pezzi, di cui almeno un migliaio quelli «storici». Un patrimonio sconfinato e inestimabi­le che meriterebb­e ben altra sorte. Come nel resto i quasi diecimila costumi del Piccolo, anche loro testimoni di spettacoli straordina­ri, anche loro chiusi nei magazzini del teatro in attesa, proprio come i personaggi pirandelli­ani, di trovare qualcuno che si decida a tirarli fuori.

E allora, visto che Scala e Piccolo sono due eccellenze della nostra città e pure dell’Italia, e dell’Europa e del mondo intero, visto anche lo straordina­rio incremento turistico degli ultimi anni e l’attrazione magica che già esercita su chiunque il prezioso Museo della Scala, perché non pensare a creare uno spazio apposito dove far rivivere quelle testimonia­nze di bellezza e memoria, di una creatività e un artigianat­o di altissima qualità tutta italiana? Sarebbe cosa buona e giusta che Milano, capitale della moda e della lirica, inventasse un luogo dove raccoglier­e quei sogni di stoffa, della scena e magari anche della passerella, dato gli scambi frequenti tra questi mondi. Un museo del costume teatrale e della moda, un vecchio progetto che Giancarlo Ferrè aveva confidato al direttore del Piccolo Sergio Escobar, potrebbe diventare realtà. Un nuovo e attraente fiore all’occhiello di questa città, che ha iscritto nel suo dna entrambe le arti. Oltre che un unicum in tutta Europa.

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