Ecco come il ponte su Brera collegherà i due palazzi
Bradburne: il ponte è un omaggio alla città «Palazzo Citterio? Sarà il polo Modern» Il cantiere di restauro chiuso a fine anno
Sul tavolo del direttore di Brera James Bradburne i rendering del Corridoio russoliano — quello destinato a collegare la Pinacoteca a Palazzo Citterio sovrastando l’Orto botanico — costituiscono il più recente dossier aperto. Ma non l’unico.
«Questo corridoio è un omaggio alla città a costo zero. Spero che la città lo accolga favorevolmente. L’idea — racconta — è nata anche dai colloqui già in corso tra Aldo Bassetti (presidente Amici di Brera) e Marco Galateri di Genola (ex presidente dell’Accademia) quando sono arrivato. Li sentivo parlare di come collegare la Pinacoteca a Palazzo Citterio. Da principio si pensava a un attraversamento nell’Orto botanico, poi a un collegamento sotterraneo. Infine è venuta da Front questa idea». Bradburne ha passato un anno con gli architetti del gruppo Front per la messa a punto della passerella, cercando di renderla il più possibile leggera. «Quando ho visto la simulazione del ponte nella versione invernale, con la neve, mi sono convinto che fosse la giusta soluzione».
Un po’ più in là sul tavolo, senza dire nulla, restano aperti almeno due dossier più problematici. Il primo riguarda i tempi — oltreché la qualità dell’intervento — di consegna di Palazzo Citterio. Bradburne, che conserva in studio una gigantesca maquette del Palazzo, vorrebbe riuscire a inaugurare questo spazio, che si chiamerà Brera modern, nel 2018. Ma il palazzo non gli è stato ancora consegnato e difficilmente ciò potrà avvenire prima della fine del 2017. Palazzo Citterio, al quale si potrà accedere dal secondo piano attraverso il Corridoio russoliano, dovrebbe ospitare circa 150 opere di celebri collezioni d’arte moderna milanesi suddivise tra le «stanzette» del palazzo. L’arte contemporanea potrebbe andare al piano interrato, realizzato in cemento da James Stirling decenni fa. Ma i passaggi da porte e finestre appaiono piuttosto angusti per poter ospitare opere contemporanee o pezzi celebri di grandi dimensioni: per dire, Il Terzo Stato non entrerebbe.
Dossier aperto anche quello dei famosi 30 milioni (per l’Accademia) più 10 (per il complesso di Brera) che il ministero è disposto a liberare solo se l’Accademia abbandonerà tre aule, che danno sullo storico cortile, per realizzare un ascensore adeguato ai portatori di handicap. Presidente e direttore dell’Accademia appaiono favorevoli alla soluzione; ma occorre il nullaosta del Consiglio dei docenti. E parte del corpo docente vede in questa cessione l’inizio simbolico di un più massiccio abbandono di Brera da parte dell’Accademia per un definitivo trasferimento alla Caserma Mascheroni.
Di fatto, nel dedalo di Brera, Bradburne sta affrontando i problemi per singole unità, anche perché si proviene da 40 anni di fallimenti nell’avviare un disegno complessivo unitario. Per si gole parti si sta procedendo anche nel restyling interno della Pinacoteca. Ultimo progetto complessivo presentato resta quello di Mario Bellini, vincitore di un concorso bandito nel 2009 per la risistemazione del complesso.