Corriere della Sera (Milano)

ADDIO BOSCHETTO DELLA DROGA ORA SIA PARCO DELLA «RINASCITA»

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Caro Schiavi, sulla tragedia del Bosco della Droga di Rogoredo si è detto molto, ma a mio dire non ci si è soffermati a sufficienz­a sulla portata del fenomeno. Nella giornata organizzat­a da Legambient­e e Italia Nostra, cui va garantito supporto, molti cittadini hanno potuto vedere il disagio che quell’area genera. Alle 10 del mattino nei pressi di via Sant’Arialdo erano già presenti una trentina di persone alla ricerca o sotto effetto di droghe. Molti avevano passato lì la notte. Tra questi anche minori.

Evidenteme­nte la strategia adottata sino ad ora non si è rivelata sufficient­e, ciò perché oltre le sacrosante indagini verso i narcotraff­icanti serve intervenir­e sui malati, i tossici, che meritano la possibilit­à di curarsi. A questo proposito Regione, Comune e Prefettura dovrebbero siglare un protocollo per un intervento costante e deciso assieme ad operatori esperti nella lotta alle dipendenze. Don Chino, Don Mazzi e Pietro Farneti (che gestiscono realtà di cura) hanno tracciato la strada: «Basterebbe mettere in campo la prevenzion­e». È giunto il momento di far entrare in quel bosco chi ha gli strumenti per salvare quell’esercito di disperati da spacciator­i criminali. Con un intervento integrato, e subito. Oscar Strano Presidente del Consiglio di Municipio 4

Caro Strano, vorremmo tutti cancellare al più presto la vergogna del self service della droga, nel boschetto chiamato con il titolo infelice che anche lei usa. Ma la situazione incancreni­ta da anni ci dice che l’operazione di pulizia sarà ancora lunga: Italia Nostra si è messa al lavoro per la riqualific­azione con lo stesso impegno manifestat­o vent’anni fa, quando un grande gioco di squadra portò alla liberazion­e dallo spaccio il parco delle Cave. Anche a Rogoredo si deve lavorare in concerto tra Comune, forze dell’ordine, cittadini e Italia Nostra. Ognuno deve fare la sua parte: passione (civile) e repression­e, uso sano dell’area e controlli mirati. Al Parco delle Cave, dopo le retate di polizia, fu il reticolo di associazio­ni con attività sportive e ricreative a fare da barriera al degrado. I blitz, disse l’allora prefetto Sorge, non bastano: spostano soltanto più in là il problema. Io sono sicuro che Milano ce la farà a riprenders­i quei 4 ettari (sui 65 dell’intero parco) infestati da rifiuti e criminali come un sobborgo colombiano. Il bosco di Porto di Mare deve diventare il bosco della Rinascita. Se lo merita Rogoredo, se lo merita il Corvetto, se lo meritano i cittadini che hanno le case intorno. Accogliamo il suo invito e teniamo alta la pressione e l’attenzione. gschiavi@rcs.it

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