Dalla scuola all’autobus con la scorta della preside
La preside di Cunardo (Va), Luisa Oprandi (foto), ha deciso di farsi una camminata ogni giorno con i suoi alunni. Ma non per divertimento. Nelle scuole italiane sta generando confusione la circolare del ministero dell’Istruzione che vieta di far uscire da soli dagli istituti i minori di 14 anni. Così la dirigente del Vaccarossi (4 plessi e 173 alunni) ha deciso di non farsi prendere in castagna: «La normativa ha dei buchi e gli orientamenti della giurisprudenza ci stanno creando problemi — osserva Oprandi, che è anche consigliere comunale a Varese —. Ho molti bambini che provengono da paesi limitrofi e che prendono il bus tutti i giorni per tornare a casa da scuola. La normativa ora dice che dobbiamo consegnare lo studente a un adulto, che nel nostro caso è l’autista del bus. Ma chi lo porta dal cancello della scuola, fino alla fermata? Io». La dirigente scolastica non ha il potere di obbligare i professori o i bidelli a svolgere questo ulteriore servizio, al massimo può chiedere un aiuto ai Comuni per rintracciare qualche volontario: «Ho già fatto presente il problema ai sindaci interessati, ma nel frattempo non posso lasciarli andare via da soli». Il giro quotidiano delle fermate del bus della professoressa Luisa richiederebbe un’agenda interamente dedicata a questo servizio. «Il martedì e il giovedì — racconta — accompagno ventiquattro studenti delle scuole primarie e secondarie a una fermata del bus che dista circa un chilometro dalla mia scuola. Il lunedì e il mercoledì i ragazzini hanno la mensa, ma ci sono tre studenti che non mangiano a scuola e quindi li devo accompagnare comunque. Il lunedì e il mercoledì — continua — mi tocca fare due uscite, alle 16 e alle 17, quando escono dalle lezioni pomeridiane 32 ragazzi. In questo caso la fermata è più vicina, dobbiamo scendere in un sottopasso e sulla strada provinciale troviamo il bus. Oggi (ieri, ndr) però avevo una riunione e per fare gli accompagnamenti ho dovuto trovare una persona che mi sostituisse». Nel modulo che la preside ha inviato ai genitori su come rimandare nelle loro famiglie i ragazzi, non c’era l’opzione di inviarli a casa da soli. E l’interpretazione che ha dato questo istituto è che lo studente va consegnato a un adulto: «Con queste norme rischiamo di vanificare tanti bei decorsi sull’autonomia dei ragazzi».