Corriere della Sera (Milano)

Dalla scuola all’autobus con la scorta della preside

- Roberto Rotondo

La preside di Cunardo (Va), Luisa Oprandi (foto), ha deciso di farsi una camminata ogni giorno con i suoi alunni. Ma non per divertimen­to. Nelle scuole italiane sta generando confusione la circolare del ministero dell’Istruzione che vieta di far uscire da soli dagli istituti i minori di 14 anni. Così la dirigente del Vaccarossi (4 plessi e 173 alunni) ha deciso di non farsi prendere in castagna: «La normativa ha dei buchi e gli orientamen­ti della giurisprud­enza ci stanno creando problemi — osserva Oprandi, che è anche consiglier­e comunale a Varese —. Ho molti bambini che provengono da paesi limitrofi e che prendono il bus tutti i giorni per tornare a casa da scuola. La normativa ora dice che dobbiamo consegnare lo studente a un adulto, che nel nostro caso è l’autista del bus. Ma chi lo porta dal cancello della scuola, fino alla fermata? Io». La dirigente scolastica non ha il potere di obbligare i professori o i bidelli a svolgere questo ulteriore servizio, al massimo può chiedere un aiuto ai Comuni per rintraccia­re qualche volontario: «Ho già fatto presente il problema ai sindaci interessat­i, ma nel frattempo non posso lasciarli andare via da soli». Il giro quotidiano delle fermate del bus della professore­ssa Luisa richiedere­bbe un’agenda interament­e dedicata a questo servizio. «Il martedì e il giovedì — racconta — accompagno ventiquatt­ro studenti delle scuole primarie e secondarie a una fermata del bus che dista circa un chilometro dalla mia scuola. Il lunedì e il mercoledì i ragazzini hanno la mensa, ma ci sono tre studenti che non mangiano a scuola e quindi li devo accompagna­re comunque. Il lunedì e il mercoledì — continua — mi tocca fare due uscite, alle 16 e alle 17, quando escono dalle lezioni pomeridian­e 32 ragazzi. In questo caso la fermata è più vicina, dobbiamo scendere in un sottopasso e sulla strada provincial­e troviamo il bus. Oggi (ieri, ndr) però avevo una riunione e per fare gli accompagna­menti ho dovuto trovare una persona che mi sostituiss­e». Nel modulo che la preside ha inviato ai genitori su come rimandare nelle loro famiglie i ragazzi, non c’era l’opzione di inviarli a casa da soli. E l’interpreta­zione che ha dato questo istituto è che lo studente va consegnato a un adulto: «Con queste norme rischiamo di vanificare tanti bei decorsi sull’autonomia dei ragazzi».

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