Appuntamento al buio
Conservatorio Cesare Picco in concerto per la Giornata mondiale della cecità
Se c’è una cosa che Cesare Picco non sopporta è ripetersi. Sperimentare sempre nuove idee e soluzioni fa parte del suo dna. Lo dimostrano sia i lavori discografici che spaziano dalla rivisitazione di Bach al jazz, dal barocco 2.0 all’improvvisazione ispirata dai vari momenti di un giorno di metà agosto, sia i concerti dal vivo, dove passa dal pianoforte al clavicembalo o fa dialogare tra loro il Disklavier Piano, il clavicordo e il piano elettrico muovendo le dita su 213 tasti. Lo conferma il nuovo Blind Date, il «concerto al buio» da lui ideato nel 2009 — un viaggio dalla luce alle tenebre alla luce sul filo dell’improvvisazione — che torna a Milano dopo tre anni di assenza, sempre in occasione della giornata della cecità e sempre con la collaborazione di Cbm (Christian Blind Mission), l’Ong che combatte la disabilità visiva nei Paesi più poveri del mondo, di cui Picco è ambasciatore. L’ultima volta il buio assoluto aveva avvolto l’Hangar Bicocca portando le note del pianista piemontese intorno alle torri di Kiefer; ora oscurerà la Sala Verdi del Conservatorio per ben due serate consecutive, domani e sabato, cosa successa finora soltanto durante un tour in Giappone.
Ma le novità non si esauriscono qui. «Il Blind per me è un esperimento continuo», spiega Picco. «Così questa volta ho deciso di aprire la porta del palco ad altri musicisti, facendomi accompagnare nel viaggio nel buio dal quartetto d’archi dei Virtuosi Italiani». L’improvvisazione, cifra stilistica di Cesare Picco, si svilupperà dunque per la prima volta su una partitura scritta. «Era que- sta la mia sfida di compositore: concepire una partitura che non comportasse (troppi) problemi a essere eseguita al buio (e non soltanto per una questione di semplicità) e mi desse la possibilità di rimanere seduto al pianoforte ma con un tesoro in più da condividere con il pubblico: il suono degli archi, che nell’oscurità offrirà altri quattro punti di riferimento, quattro astri-guida oltre al bianco e nero del pianoforte. Il mio obiettivo era insomma fare ascoltare la forza della tastiera accanto alla pasta sonora creata dagli archi, che nella storia della musica hanno un peso specifico molto forte e appartengono alla nostra cultura».
Il doppio concerto sarà poi accompagnato quest’anno da un’ulteriore novità: la pubblicazione di un libro realizzato dall’artista Lorenzo Mattotti che illustra con il bianco e nero e i colori lo stesso viaggio dal buio alla luce seguito dalla musica. Titolo: «Blind» (Logos edizioni), un volume (presentato oggi allo Spazio Bigli alla presenza dell’autore e di Cesare Picco) che inaugura una collana firmata Cbm alla quale andrà parte del ricavato delle vendite. «Ho cercato di immaginare con i disegni che cosa significa riacquistare la vista», spiega Mattotti. «Il protagonista è una specie di corvo che, inizialmente triste, cammina in una foresta perdendo la vista via via che la selva diventa sempre più scura tanto da portarlo al buio totale. Fino a quando però arriva la guarigione e dalle ombre si passa al colore e la foresta diventa fisica, geometrica, luminosa, solida. Dove i personaggi giocano a nascondino, gioco che si può fare soltanto se possiedi la vista. Un’allegoria, un contrasto tra il buio, luogo interiore, “il mio dentro”, e il colore, il “fuori”, la realtà esteriore. La vita».