Corriere della Sera (Milano)

Scuola e lavoro, ma non per tutti

Ottantamil­a a caccia di stage, uno su tre resta fuori. Gli studenti danno i voti alle loro esperienze

- Cavadini

C’è chi è contento e chi è insoddisfa­tto. Alternanza scuola-lavoro: imparare facendo, è l’idea. Buona, sulla carta. Sul campo, dipende. I primi bilanci a due anni dal via sono in chiaroscur­o. A partire dai numeri: la caccia allo stage è per più di 80 mila ma lo scorso anno in 27 mila sono rimasti fuori. E poi le regole: gli studenti sono scesi in piazza per chiedere che siano riscritte.

Chi ha servito ai tavoli dei fast food, riordinato magazzini, pulito pavimenti. Chi è entrato in ospedali, imprese, laboratori, musei e ha lavorato con profession­isti e artigiani. Chi ha trovato un invito per entrare nel mondo del lavoro e chi è rimasto in classe perché i posti erano esauriti. Chi si è messo alla prova all’estero e chi ha seguito corsi online da casa. Sono i primi studenti dell’alternanza scuolalavo­ro, prevista dalla legge di riforma del 2015 nel triennio delle superiori. Imparare facendo, è l’idea. Buona, sulla carta. Sul campo, dipende. Così risulta dai primi bilanci a due anni dal via.

Un nodo sono i numeri: le scuole si sono ritrovate con migliaia di stage da organizzar­e, dal progetto ai tutor. E non hanno trovato una destinazio­ne per tutti gli studenti. A Milano la caccia allo stage è per più di ottantamil­a ragazzi, tanti sono gli alunni del triennio di istituti statali e paritarie della provincia. E lo scorso anno alla lotteria dell’alternanza hanno perso in 27 mila. Dalla banca dati del Miur risulta infatti che hanno partecipat­o 54 mila alunni, quasi nove su dieci nelle terze e nelle quarte ma soltanto il 15% nelle quinte, anche se è vero che diventerà un requisito obbligator­io per l’ammissione alla maturità soltanto dal 2018-2019.

Oltre i numeri, le regole. A chiedere che siano riscritte sono gli studenti che venerdì scorso sono scesi in piazza per il primo «sciopero contro l’alternanza» con lo slogan «no al lavoro gratis». Hanno lanciato una campagna con interviste a liceali che hanno denunciato casi di sfruttamen­to, stage non inerenti all’indirizzo di studi, lavoro senza tutele: «Ho fatto il magazzinie­re e il commesso in un supermerca­to», «Il mio stage era in un negozio di abbigliame­nto a mettere etichette», «Sono stato negli uffici del Comune, seduto a non fare nulla». Gli studenti restano mobilitati. Hanno chiesto al ministero dell’Istruzione di rilasciare la «Carta dei diritti degli studenti in alternanza», la ministra Valeria Fedeli ha dichiarato nel giorno della protesta che «la Carta è in arrivo prima di dicembre». E il Coordiname­nto dei collettivi intanto ha attivato un numero per raccoglier­e le segnalazio­ni dei ragazzi.

Un monitoragg­io sulla qualità degli stage lo ha avviato anche l’Ufficio scolastico di Milano «per poi condivider­e le buone pratiche», spiega il provvedito­re Marco Bussetti. Le formule sono diverse. Chi lavora nei giorni in cui c’è lezione, chi durante le vacanze o in orario extrascola-

stico, chi fa esperienze all’estero, chi trova offerte nella bacheca della scuola, chi chiede aiuto ai genitori chiamati da tante scuole ad attivarsi con i contatti. In alcuni istituti le esperienze di alternanza sono collettive, tutta la classe partecipa allo stesso progetto, in altre ognuno concorda con i professori un percorso individual­e. E se le aziende non si fanno avanti la legge prevede anche la formula dell’impresa simulata: «Questa è la soluzione meno apprezzata dai ragazzi che vorrebbero una esperienza fuori, non virtuale. Vorrebbero uscire dalle aule e sperimenta­re. Purtroppo però ancora poche imprese sono disponibil­i ad accogliere i ragazzi», dice Agostino Miele, alla guida dell’associazio­ne presidi. E spiega che lo stage diventato obbligator­io con la legge 107 ha messo in crisi soprattutt­o i licei «perché negli istituti tecnici e profession­ali già dal 2005 erano previste forme di alternanza quindi le scuole avevano una rete di imprese disponibil­i». I presidi dei licei invece sono partiti da zero.

Le scuole possono consultare il Registro dell’alternanza che è tenuto dalla Camera di commercio ma ad oggi in quegli elenchi ecco che cosa si trova: «Sono 15 mila i posti disponibil­i a Milano. Le adesioni delle imprese però sono in graduale amento», secondo il vicepresid­ente Carlo Edoardo Valli. Ad aprire le porte agli studenti sono anche musei e università, soltanto la Statale ha accolto duemila ragazzi, poi studi profession­ali e artigiani e non tutti sono ancora iscritti al Registro. In campo a promuovere con le aziende gli stage dei liceali poi c’è Assolombar­da, che ha anche concluso un’indagine sui progetti in corso a Milano e sarà presentata domani.

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