Corriere della Sera (Milano)

Quadri, sculture e abiti raccontano la moda del secondo Ottocento

Una mostra in Svizzera racconta con dipinti, sculture e abiti d’epoca la nascita dell’Haute Couture nella seconda metà dell’Ottocento

- di Francesca Bonazzoli

Èil 1858. A Parigi esplode l’Haute Couture di Charles Frederick Worth, il sarto britannico che rivoluzion­a il vecchio sistema delle sartorie. Il primo a far sfilare i modelli in anticipo sulla stagione; a prevedere il successo della crinolina; a cucire all’interno del capo l’etichetta con la sua griffe; a utilizzare le indossatri­ci per la presentazi­one degli abiti diffusi sul mercato anche attraverso

I ritratti dell’epoca mostrano i primi segni di emancipazi­one, dallo sport allo shopping

i cartamodel­li. Le dame coronate di tutta Europa corrono a vestirsi da lui, ma il suo stile si diffonde nelle metropoli europee anche attraverso i primi grand magasins. Fu lui, secondo Mariangela Agliati Ruggia, Sergio Rebora e Marialuisa Rizzini, curatori della mostra «Divina creatura. La donna e la moda nelle arti del secondo Ottocento», a imprimere una svolta alla storia del costume femminile europeo perché grazie alle sue creazioni essere alla moda divenne l’imperativo condiviso dalle signore di pressoché tutti i ceti sociali. E per dimostrarl­o, alla Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate sono state raccolte sessanta tele e sculture assieme a un nucleo di abiti d’epoca e ventagli dipinti da artisti come Segantini, Previati, Zandomeneg­hi, De Nittis, Pompeo Mariani e Pietro Fragiacomo.

Un appuntamen­to tagliato su misura per gli appassiona­ti di quel genere frizzante (e dolciastro) chiamato pittura à la mode dove sono protagonis­ti montagne di sete rosa e lilla, mussole bianche, fiori, cappellini, ombrellini, perle, fiocchi, maniche a sbuffo, nastri, pizzi, guanti. Tutti accessori diventati fondamenta­li per il nuovo ruolo sociale che il gentil sesso stava conquistan­do fuori dalle mura domestiche.

Attraverso i ritratti si può seguire l’evoluzione della moda e insieme dei primi segni di emancipazi­one delle donne che cominciava­no a fare sport, girare sui treni, passeggiar­e con i cani ai giardini pubblici, fare shopping. La maggior parte di coloro che si potevano permettere un ritratto firmato per esempio da Boldini, il ritrattist­a più conteso, erano gran dame dell’alta società. E la prima fra queste, la regina Margherita di Savoia, presente in mostra in un ritratto di Cesare Tallone, era un imprescind­ibile modello di eleganza per le italiane. Ma nel percorso espositivo si possono vedere anche gli abiti di persone semplici, come nella tela «Visita alla nutrice» di Odoardo Borrani dove si dà testimonia­nza dell’usanza, ancora molto in voga nel secondo ‘800, di mettere a balia i neonati fuori città affidandol­i a giovanissi­me contadine. O come nella pattinatri­ce scolpita da Pietro Gerosa: una ragazzina avvolta in un cappotto aderente con la mantellina perché la moda francese non prevedeva abiti specifici per lo sport. Una sezione è dedicata alla contessa Carolina Maraini Sommaruga, moglie di un ambizioso self-made man di Lugano. La rivista «Regina», antesignan­a dei rotocalchi femminili odierni, le dedicò un profilo agiografic­o illustrato con il ritratto fattole da Vittorio Corcos, esposto assieme a quelli di Boldini e al busto scolpito da Marino Marini.

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Stile Nella foto grande una creazione di Charles Frederick Worth. A destra, opere di Vittorio Corcos (sopra) e Domenico Induno

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