MOBILITÀ, GLI ECCESSI DEL FUTURO
universo della mobilità viaggia alla velocità della luce sulla frontiera tecnologica, cercando di plasmare le abitudini dei cittadini (e degli amministratori) alle innovazioni. Con tempi di reazione richiesti sempre più rapidi. E infatti quasi non si fa in tempo a registrare l’ennesimo record di utilizzi del «pioniere» BikeMi (le biciclette del Comune con le stazioni fisse) che già arrivano altri campioni dello sharing: quelli del «flusso libero» (le due ruote «cinesi» di Ofo e Mobike posteggiabili ovunque) e quelli degli scooter condivisi, nella fattispecie MiMoto, che ha debuttato ieri con cento motorini elettrici. Un dilagare che porta con sé qualche inciampo. Eccesso di successo, si potrebbe dire, visto che il sistema città, habitat ideale per i gestori dei servizi condivisi, non sembra aver ancora metabolizzato le implicazioni di questa invasione di bici extrarastrelliere. Saranno ben 12mila a regime, con altri player pronti a entrare fuori dai dettami del bando pubblico (si parla di Gobee bike), senza che i concorrenti abbiano ancora neppure fissato le tariffe definitive (siamo ancora in periodo di promozioni). Bici e auto condivise, all’appello, mancavano i motorini, finalmente sbarcati in versione elettrica, dopo tre anni di annunci e ieri partiti con un exploit secondo i gestori, anche se al mattino gli scooter non apparivano sullo schermo (con diverse segnalazioni sulla pagina Facebook di MiMoto) e al pomeriggio la app funzionava a singhiozzo nel mostrare i mezzi mentre era efficientissima nell’incassare i 9,90 euro d’ingresso (in un caso con annessi addebiti multipli). In difficoltà, poi, un altro tipo di sharing, il «ride» di Uber, fattispecie dal difficile inquadramento normativo: criticato in tutto il mondo e tornato nel mirino della polizia locale, che ha ripreso a multare gli autisti Ncc legati alla versione «black» a Milano nonostante le sentenze del Tar e i decreti del governo che avevano «riabilitato» la app. È il futuro, bellezza. Con i suoi pregi e difetti.