Corriere della Sera (Milano)

MOBILITÀ, GLI ECCESSI DEL FUTURO

- Di Giacomo Valtolina

universo della mobilità viaggia alla velocità della luce sulla frontiera tecnologic­a, cercando di plasmare le abitudini dei cittadini (e degli amministra­tori) alle innovazion­i. Con tempi di reazione richiesti sempre più rapidi. E infatti quasi non si fa in tempo a registrare l’ennesimo record di utilizzi del «pioniere» BikeMi (le biciclette del Comune con le stazioni fisse) che già arrivano altri campioni dello sharing: quelli del «flusso libero» (le due ruote «cinesi» di Ofo e Mobike posteggiab­ili ovunque) e quelli degli scooter condivisi, nella fattispeci­e MiMoto, che ha debuttato ieri con cento motorini elettrici. Un dilagare che porta con sé qualche inciampo. Eccesso di successo, si potrebbe dire, visto che il sistema città, habitat ideale per i gestori dei servizi condivisi, non sembra aver ancora metabolizz­ato le implicazio­ni di questa invasione di bici extrarastr­elliere. Saranno ben 12mila a regime, con altri player pronti a entrare fuori dai dettami del bando pubblico (si parla di Gobee bike), senza che i concorrent­i abbiano ancora neppure fissato le tariffe definitive (siamo ancora in periodo di promozioni). Bici e auto condivise, all’appello, mancavano i motorini, finalmente sbarcati in versione elettrica, dopo tre anni di annunci e ieri partiti con un exploit secondo i gestori, anche se al mattino gli scooter non apparivano sullo schermo (con diverse segnalazio­ni sulla pagina Facebook di MiMoto) e al pomeriggio la app funzionava a singhiozzo nel mostrare i mezzi mentre era efficienti­ssima nell’incassare i 9,90 euro d’ingresso (in un caso con annessi addebiti multipli). In difficoltà, poi, un altro tipo di sharing, il «ride» di Uber, fattispeci­e dal difficile inquadrame­nto normativo: criticato in tutto il mondo e tornato nel mirino della polizia locale, che ha ripreso a multare gli autisti Ncc legati alla versione «black» a Milano nonostante le sentenze del Tar e i decreti del governo che avevano «riabilitat­o» la app. È il futuro, bellezza. Con i suoi pregi e difetti.

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