Gradevole Flashdance ma superficiale
Misurarsi con un film di culto (leggero ma non banale) è sempre affare rischioso, trasferirlo in teatro è impresa per spiriti audaci. Il principale pericolo in cui incorre «Flashdance, il musical», al Teatro Nazionale, è di fermarsi alla superficie di ciò che era l’originale, annusandone il profumo senza catturarne l’essenza. La nuova versione italiana prodotta dalla Stage, curata anche nella regia da Chiara Noschese, ripassa per sommi capi la storia della giovane saldatrice munita di talento tersicoreo che conquista il sogno di entrare in una vera Academy andando in meta anche con il figlio del padrone. Il risultato è gradevole e dignitoso, senza una tridimensionalità che dia spessore all’operazione. Nelle coreografie di Marco Bebbu la danza si ferma all’estetica televisiva e riduce persino il numero iconico di «He’s a Dream» a una doccia frettolosa. Appiattito pure il club dove, nel film, Alex e amiche sperimentavano un’avanguardia pop che diventa qui un locale qualsiasi, un gradino sopra al laido Chamaleon concorrente, gestito dal convincente Michel Altieri. Si difende la protagonista Valeria Belleudi, un’Alex ben più matura e sgamata di quanto non apparisse la deb Jennifer Beals, mentre Lorenzo Tognocchi fa rimpiangere il fascino languido di Michel Nouri. Pregevoli i comprimari Marco Stabile, Ilaria De Rosa, Altea Russo.