Corriere della Sera (Milano)

L’INIZIO DI UNA SFIDA

- Di Fabio Finazzi

L’elettore è sovrano, parola al tablet. E il tablet dice che i lombardi — pur con i milanesi tiepidi — hanno superato la soglia psicologic­a del 34% di affluenza, fissata per la verità dallo stesso governator­e Maroni. Un buon risultato in valore assoluto, meno se paragonato all’onda d’urto degli elettori veneti, che storicamen­te hanno nel loro Dna una propension­e autonomist­a assai più spiccata. Mettiamola così: dall’urna digitale esce un’importante investitur­a senza assegni in bianco. E una sperimenta­zione del sistema di voto che richiederà una buona messa a punto: la voting machine ha barcollato, a nessuno è sfuggito il paradosso dei dati sull’affluenza sfornati con netto ritardo rispetto al Veneto. La legittima voglia di innovazion­e tecnologic­a va meglio conciliata con il mito dell’efficienza lombarda. Detto questo, a Maroni resta un bel tesoretto di sì da giocarsi come strumento di pressione sul governo. Nella scia di Zaia in fuga davanti a lui e con a ruota Giorgio Gori, capitano del comitato di sindaci per un sì «diverso». A Maroni l’onere di dimostrare che la voglia di federalism­o fiscale non è un bluff. Al suo sfidante alle Regionali il compito di smaltire le scorie di una scelta referendar­ia che ha spaccato il centrosini­stra. C’è tempo fino alla prossima primavera. Poi l’elettore tornerà sovrano. Con o senza tablet.

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