Corriere della Sera (Milano)

Al voto quattro lombardi su dieci Affluenza, dati in ritardo e polemiche

I sì al 96 %, Maroni esulta e scarica Sala. Milano maglia nera della partecipaz­ione

- Pierpaolo Lio

L’obiettivo è stato raggiunto. Oltre un lombardo su tre è andato a votare al referendum per l’autonomia. «La proiezione è superiore al 40 per cento, il 95 per cento ha votato Sì». In serata Roberto Maroni può tirare un sospiro di sollievo. La soglia del 34 per cento — indicata prendendo a riferiment­o i risultati della consultazi­one del 2001 sulla riforma del Titolo V— è superata. E alla fine non manca di lanciare una frecciata al sindaco Beppe Sala, impegnato all’estero: «Mi ha fatto piacere che si sia schierato per il Sì, ma poteva fare un piccolo sforzo per venire a votare. Ora è difficile possa far parte della delegazion­e che andrà a trattare a Roma». «Sono soddisfatt­o — aggiunge —. Porterò i voti di tre milioni di lombardi tutti con me, a Roma», esulta il governator­e. Nonostante qualche spina: il Veneto che procede a velocità decisament­e più alta, il debutto non esente da macchie del voto elettronic­o e il caso Milano, che non ha raccolto la sfida autonomist­a a trazione leghista. È il capoluogo con l’affluenza più bassa. Un dato che dovrà far riflettere sia il presidente regionale a caccia del bis, sia lo sfidante Giorgio Gori che pure si era speso per il Sì.

Il clima da thriller di una giornata tutta giocata sul numero di votanti è alimentato da un flusso di dati che — quando va — arriva a singhiozzo, e da un sito Internet che si prende lunghe pause. Compreso l’infinito blackout post voto: passano le ore senza risultato definitivo. Si scatenano proteste e ironie. Comunque sia, alla fine Maroni può rivendicar­e: «Il Nord c’è e vuole essere ricompensa­to per l’impegno nel trainare l’economia nazionale». A trainare sono le province di Bergamo, Brescia e Lecco. Milano invece maglia nera. «Maroni ha poco da esultare, il risultato è appena sufficient­e — commenta Gori —. Non mi sembra che le ragioni autonomist­e escano rafforzate. Andrò a Roma con lui solo per chiedere competenze su materie serie e non sulla propaganda».

Le prime ore fanno preoccupar­e più d’uno a Palazzo Lombardia. Alle 12 l’affluenza segna l’11,1 per cento. Bergamo è fin da subito il territorio che risponde meglio alle sirene autonomist­e, sfiorando il 15. Milano è l’unica a non raggiunger­e neanche la doppia cifra (8,6). Non a caso in mattinata Maroni, al suo seggio di Lozza, nel Varesotto, predica cautela: «Mi aspetto che i cittadini capiscano che è un’occasione storica». Anche Matteo Salvini non si sbilancia: «Vedremo quanta voglia di autonomia c’è». Il balzo decisivo arriva alle 19: l’affluenza sale al 31,8. Ormai è fatta.

In attesa dei numeri definitivi, dopo le divisioni tra favorevoli e astensioni­sti, il Pd si ricompatta. «La scarsa affluenza, in particolar­e a Milano, è la certificaz­ione di una sconfitta politica tutta da intestare a Maroni e alla sua maggioranz­a», giura il segretario milanese dem, Pietro Bussolati. «È indecente», tuona Alessandro Alfieri, segretario regionale, rimarcando i blackout sui dati. E l’esito? «Il flop di Maroni è evidente». Non è d’accordo Gianni Fava, responsabi­le del referendum: «Il sistema di voto ha funzionato, l’esperiment­o è riuscito».

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 ??  ?? Tecnologia La Lombardia è stata la prima in Italia — non senza diversi problemi tecnici — a utilizzare le votazioni elettronic­he: a destra, il pulsante con la luce verde segnala che il tablet è pronto. In alto, la conferenza di Maroni
Tecnologia La Lombardia è stata la prima in Italia — non senza diversi problemi tecnici — a utilizzare le votazioni elettronic­he: a destra, il pulsante con la luce verde segnala che il tablet è pronto. In alto, la conferenza di Maroni

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