LA METROPOLI RICCA E SOLIDALE UN ESEMPIO DI CONDIVISIONE
Caro Schiavi, al netto delle questioni politiche, il commento che sorge spontaneo dopo i referendum nelle regioni Lombardia e Veneto è che oramai i particolarismi ed il populismo sono sentimenti dilaganti in Italia ed in molti altri paesi europei. Da cittadino benestante provo disagio quando sento i governatori Roberto Maroni e Luca Zaia che rivendicano per le rispettive regioni il 90 per cento della ricchezza prodotta localmente senza redistribuzione alle regioni meno ricche del Paese.
È vero che la Lombardia, con il 15 per cento degli abitanti del Paese produce oltre il 22 per cento del Pil nazionale con un Pil pro-capite di 36.600 euro (valore superiore persino alla Germania) euro contro i 27.800 della media italiana. Ma chiedere che questa ricchezza resti dove viene prodotta equivale a dire che in una società civile non vi deve essere alcuna redistribuzione da chi ha di più rispetto verso chi ha di meno, equivale a negare quel principio di solidarietà e responsabilità sociale (come diceva bene il Cardinal Martini) che dovrebbe prevalere sugli egoismi e sui particolarismi: lo stesso principio, per me imprescindibile, che mi ha spinto in questi anni a condividere una parte rilevante del mio «eccesso di benessere»con altri esseri umani meno fortunati di me.
Il problema, come sempre, è mal posto: non è rilevante quanto viene trasferito a livello centrale, ma come le risorse sono amministrate e redistribuite.
Parafrasando l’industriale Henry Ford si potrebbe dire che non c’è vero progresso sociale ed economico se non è condiviso da tutti.
Caro Andrea, essendo testimone diretto delle sue iniziative in favore delle persone in difficoltà firmate «Angelo Invisibile», dico che la condivisione è nel Dna di Milano (e i dati del referendum lo dimostrano). Privarsi di qualcosa, a volte del superfluo, per aiutare gli altri è un principio che ha favorito la crescita di una città dove capitalismo e ricchezza sono stati temperati dal riformismo socialista, quello che per Turati e Nenni era «far fare un passo avanti a chi è rimasto indietro». La vera questione è lo spreco di risorse, e Roma è un cattivo esempio.
Milano è pratica, pragmatica, sa essere altruista, guarda all’Europa e si è assunta di nuovo un ruolo guida nel Paese: le serve una cornice istituzionale diversa ma non può perdere la sua identità solidale.
Sabato sera ho attraversato la circonvallazione interna, constatando i tanti ciclisti che viaggiano al buio, senza luci né pettorine, tutti vestiti di nero quasi invisibili, riuscivi a notarli solo quando li avevi a due metri. Perché si devono mettere in difficoltà o nei guai persone che molto spesso negli incidenti c’entrano poco?
Repetita iuvant. E noi sottolineiamo: i ciclisti in strada hanno degli obblighi da osservare. Luci, soprattutto.
Piazzale Accursio
Giardino provvisorio
Diversi lettori hanno sottolineato in passato le precarie condizioni in cui versa l’area dell’ex Tiro a segno Nazionale, ubicato in piazzale Accursio.
Le due palazzine, erette in perfetto stile Liberty, sono alla soglia del totale decadimento: vetri rotti, persiane in pessimo stato, muri degradati. È possibile far intervenire la Sovrintendenza? E perché, in attesa del restauro, non si usa lo spazio per un giardino pubblico?