Corriere della Sera (Milano)

«La Gattomachi­a» di Sciortino «Amo i felini e sono allergico Perciò sublimo con una nuova opera»

Alla Scala in prima esecuzione «La Gattomachi­a» di Orazio Sciortino dal poema di Lope de Vega Bambini

- Di Giuseppina Manin a pagina

Gatto Sciortino si è divertito un sacco. «Scrivere una favola musicale dove i protagonis­ti sono i mici, mi ha stimolato sonorità impensate e mi ha fatto avvicinare a un mondo per me proibito». Perché Orazio Sciortino, 33 anni, compositor­e e pianista tra i più singolari e acclamati della sua generazion­e, i gatti li ama ma ha un problema: «Vorrei essere un gattolico praticante e invece... sono allergico. Ogni tanto provo a redimermi, a prenderne in braccio uno sperando che mi passi. Ma poi mi ritrovo con chiazze rosse ovunque. E devo rinunciare».

La musica serve anche a questo, a sublimare gli amori impossibil­i. Come quello di Zapaquilda, gattona di grande charme, la cui zampetta è oggetto di contesa tra due rivali con coda e baffi: Marramiqui­z e Miciuf. Pronti a sfidarsi all’ultima serenata e a passare ai graffi di fatto pur di conquistar­la. «Un amore a tre in versione felina», riassume Sciortino che domenica pomeriggio alla Scala, in chiusura della stagione di concerti per bambini, presenterà in prima assoluta la sua nuova operina, «La Gattomachi­a», liberament­e tratta dal poema omonimo di Lope de Vega. Una fiaba in musica per narratore (Roberto Recchia), violino concertant­e e archi, eseguita dai Cameristi della Scala diretti da Hakan Sensoy con brani di Alessandro Marcello e Vivaldi.

«Al di là del titolo scherzo- so, Lope de Vega ha scritto un capolavoro che in parte nasconde personali vicende amorose, in parte elementi politici e polemici molto forti. Quest’ultima parte, visto il pubblico a cui la mia operina si rivolge, l’ho espunta, dando invece spazio al lato ironico e giocoso di una storia, che pur attribuend­o sentimenti umani a degli animali, ne rispetta la natura. Qui i gatti restano sempre gatti, pronti a azzuffarsi per una lisca di pesce».

E, come in ogni fiaba che si rispetti, non mancherà un aspetto crudele. «A furia di sfide e risse, il prode Marramquiz morirà. Ma siccome l’happy end è di rigore, a capovolger­e la situazione sarà Micilda, innamorata di lui da sempre. Il suo intervento varrà a far risorgere il fedifrago. I gatti, si sa, hanno sette vite, Marramaqui­z ne ha persa una ma gliene restano sempre sei».

Il fascino felino è eterno e trasversal­e. Se «gattini» è la parola più cliccata del web, le loro fusa ammaliano anche gli orecchi fini dei musicisti. «Rossini per primo. Da gran gattaro qual era, a loro dedicò un irresistib­ile “Duetto” di miagolii per soprani e pianoforte. E anch’io non ho resistito al richiamo. Ho concepito la partitura come una sorta di “wunderkamm­er” fatta di oggetti sonori, gesti strumental­i, effetti timbrici. Giocattoli sonori da scoprire, dove dentro nascondo falsi d’autore, citazioni di musici secentesch­i come Gesualdo da Venosa».

Uno spirito ludico che si ritrova nel suo nuovo album, «Self Portrait-Piano Works», pubblicato da Sony, che raccoglie prevalente­mente sue composizio­ni. Compreso un brano «spumeggian­te» commission­atogli dalla Krug per i suoi gran cuvée. Sciortino presenterà l’album domani alle 18 alla Feltrinell­i Duomo. E domenica, via libera ai gatti alla Scala.

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Palco reale I Cameristi della Scala che eseguirann­o l’opera

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