«La Gattomachia» di Sciortino «Amo i felini e sono allergico Perciò sublimo con una nuova opera»
Alla Scala in prima esecuzione «La Gattomachia» di Orazio Sciortino dal poema di Lope de Vega Bambini
Gatto Sciortino si è divertito un sacco. «Scrivere una favola musicale dove i protagonisti sono i mici, mi ha stimolato sonorità impensate e mi ha fatto avvicinare a un mondo per me proibito». Perché Orazio Sciortino, 33 anni, compositore e pianista tra i più singolari e acclamati della sua generazione, i gatti li ama ma ha un problema: «Vorrei essere un gattolico praticante e invece... sono allergico. Ogni tanto provo a redimermi, a prenderne in braccio uno sperando che mi passi. Ma poi mi ritrovo con chiazze rosse ovunque. E devo rinunciare».
La musica serve anche a questo, a sublimare gli amori impossibili. Come quello di Zapaquilda, gattona di grande charme, la cui zampetta è oggetto di contesa tra due rivali con coda e baffi: Marramiquiz e Miciuf. Pronti a sfidarsi all’ultima serenata e a passare ai graffi di fatto pur di conquistarla. «Un amore a tre in versione felina», riassume Sciortino che domenica pomeriggio alla Scala, in chiusura della stagione di concerti per bambini, presenterà in prima assoluta la sua nuova operina, «La Gattomachia», liberamente tratta dal poema omonimo di Lope de Vega. Una fiaba in musica per narratore (Roberto Recchia), violino concertante e archi, eseguita dai Cameristi della Scala diretti da Hakan Sensoy con brani di Alessandro Marcello e Vivaldi.
«Al di là del titolo scherzo- so, Lope de Vega ha scritto un capolavoro che in parte nasconde personali vicende amorose, in parte elementi politici e polemici molto forti. Quest’ultima parte, visto il pubblico a cui la mia operina si rivolge, l’ho espunta, dando invece spazio al lato ironico e giocoso di una storia, che pur attribuendo sentimenti umani a degli animali, ne rispetta la natura. Qui i gatti restano sempre gatti, pronti a azzuffarsi per una lisca di pesce».
E, come in ogni fiaba che si rispetti, non mancherà un aspetto crudele. «A furia di sfide e risse, il prode Marramquiz morirà. Ma siccome l’happy end è di rigore, a capovolgere la situazione sarà Micilda, innamorata di lui da sempre. Il suo intervento varrà a far risorgere il fedifrago. I gatti, si sa, hanno sette vite, Marramaquiz ne ha persa una ma gliene restano sempre sei».
Il fascino felino è eterno e trasversale. Se «gattini» è la parola più cliccata del web, le loro fusa ammaliano anche gli orecchi fini dei musicisti. «Rossini per primo. Da gran gattaro qual era, a loro dedicò un irresistibile “Duetto” di miagolii per soprani e pianoforte. E anch’io non ho resistito al richiamo. Ho concepito la partitura come una sorta di “wunderkammer” fatta di oggetti sonori, gesti strumentali, effetti timbrici. Giocattoli sonori da scoprire, dove dentro nascondo falsi d’autore, citazioni di musici secenteschi come Gesualdo da Venosa».
Uno spirito ludico che si ritrova nel suo nuovo album, «Self Portrait-Piano Works», pubblicato da Sony, che raccoglie prevalentemente sue composizioni. Compreso un brano «spumeggiante» commissionatogli dalla Krug per i suoi gran cuvée. Sciortino presenterà l’album domani alle 18 alla Feltrinelli Duomo. E domenica, via libera ai gatti alla Scala.