Infermieri, turisti e anziani insonni Ecco il popolo della spesa h 24
Ci sono i casi limite: al supermarket di piazza Principessa Clotilde di notte c’è quasi più gente che di giorno, tra infermieri che smontano dal turno e ragazzi reduci dalla movida. In quello di via Spinoza, zona piazzale Piola, alle ore piccole camminano tra gli scaffali gruppi di studenti: del resto anche alcune aule del Politecnico non chiudono mai, al servizio di chi fa le maratone di studio prima degli esami. Ancora, in corso Lodi e via Giovanni da Cermenate, all’alba, si trovano gli anziani della zona: si svegliano presto, fanno la spesa. Carrefour ha inaugurato nel 2012 il primo negozio aperto 24 ore su 24 e a Milano è ancora l’unica realtà a puntare sulla continuità del servizio: oggi 25 punti vendita su 79 funzionano ininterrottamente, in prospettiva saranno anche di più. «Una scelta irrispettosa verso i lavoratori, che hanno diritto al sonno. Non c’è vantaggio economico che giustifichi questa scelta, è una frenesia del modo di vivere che noi non condividiamo — dice Daniele Ferrè, presidente di Coop Lombardia —. Ha ragione il sindaco Beppe Sala, bisogna rallentare, riappropriarsi dei propri tempi distinguendo come storicamente è sempre stato tra vita e consumo». Eppure la gente che chiede di non abbassare mai la serranda c’è. Il punto vendita di via San Senatore, vicino al Policlinico, vede familiari di malati e medici in coda alle casse alle ore più strane. Quello in piazzale Cadorna all’alba è pieno di pendolari e stranieri in arrivo con il Malpensa Express. «La città smart è quella dove c’è piena libertà di organizzarsi. Del resto anche gli acquisti online sono sempre disponibili — ragiona Roberto Simonetto, direttore market diretti di Carrefour —. Noi rispondiamo a un bisogno che c’è e continuerebbe ad esserci anche senza l’h 24. Anzi: se non fosse soddisfatto, aumenterebbe ancora la frenesia delle giornate». E pensare che la chiusura di un negozio possa influire sullo stile di vita rallentandolo, «è illusione».