Corde da scalata e diamanti: presi i «ladri del lusso»
Tre croati e un italiano bloccati dai militari con gioielli appena rubati. Un milione di euro il bottino nascosto Nel covo in zona Figino trovate 291 pietre preziose. Usavano strumenti da gioielliere per stimare le gemme
Più che dalle corde da alpinismo (per scalare le facciate di palazzi altolocati), e prima ancora che dalle bombolette di schiuma al poliuretano (impiegate per «ammutolire» le sirene degli allarmi), le imprese criminali di questi quattro «ladroni» si possono raccontare a partire da un inconsueto marchingegno. Inconsueto soprattutto per il luogo in cui è stato trovato: non il laboratorio di un gioielliere, ma un appartamento in zona Figino, che i tre croati e il palermitano (come una seconda casa) avevano allestito come covo e magazzino per la refurtiva. I carabinieri della Compagnia Duomo, durante la perquisizione, si sono ritrovati per le mani un rilevatore per la durezza dei diamanti. Strumento professionale: presuppone un’alta preparazione del ladro, che
vuole assicurarsi una sorta di perizia scientifica sulle pietre preziose che ruba, per poi presentarsi con piena competenza alle trattative sul mercato nero della ricettazione.
«Yivieslaurent»
I diamanti sequestrati nell’appartamento, per avere un idea del ritmo «industriale» dei furti, erano 291. Il valore complessivo degli oggetti rubati e sequestrati si aggira sul milione di euro.
Eccolo dunque, delineato già da questi oggetti, il profilo malavitoso dei tre Savic (non si è ancora ben capito quale sia il grado di parentela): Victor, 25 anni; Toni, 33 anni; e poi il più giovane della «famiglia», anni 19, una carta di identità che accanto al primo nome, Jonathan, ne presenta un secondo che sembra un beffardo marchio della «professione»,
Yivieslaurent, storpiatura del marchio di moda. Con loro si muoveva Giuseppe Lo Coco, 59 anni, siciliano, l’anziano della batteria.
C’erano tutti e quattro, il 21 ottobre scorso in via Disciplini, pieno centro, dietro la basilica di san Lorenzo.
I carabinieri della Compagnia Duomo, guidati dal capitano Matteo Martellucci, lavoravano su quei personaggi da un po’, seguivano una «scia» di segnalazioni su furti ben programmati, avvenuti a ritmo abbastanza ravvicinato, sempre in zone ricche della città. In via Disciplini i militari hanno individuato per primo uno che faceva da sentinella, poi hanno agganciato gli altri mentre andavano a prendere due macchine, portando solo un pc portatile e un paio d’orecchini: rubati in due appartamenti che i carabinieri hanno poi trovano con le finestre scassinate e le stanze in disordine.
Monete e zaffiri
«Non si tratta di un gruppo di comuni ladri — riflettono gli investigatori —, lo dimostrano la qualità della refurtiva trovata nei loro covi e gli strumenti che utilizzavano».
Questi ultimi, per la maggior parte, i quattro ladri li avevano al seguito nel bagagliaio delle due auto: due bombole di acetilene per alimentare una fiamma ossidrica, un paio di occhiali da saldatore, vari attrezzi da scasso (cacciaviti, piccoli scalpelli, altri ferri assortiti), moltissime chiavi passe-partout, un grimaldello a pistola (che «spara» dentro le serrature e ne manomette il meccanismo), la già citata corda da alpinismo lunga 30 metri, con le bombolette di poliuretano, e poi un jammer («disturbatore» le frequenze), infine due telecomandi.
La refurtiva accumulata era invece nei due appartamenti. L’inventario comprende 52 monete da collezione d’oro e d’argento, 46 penne di pregio, 32 orologi di alto valore (uno da 100 mila euro), 31 tra anelli, orecchini e bracciali d’oro, 291 diamanti di vario taglio e caratura, 42 zaffiri, un rubino. E in più: 20 mila euro in contanti, una macchinetta contasoldi, un giubbotto anti proiettile e una pistola clandestina con 48 colpi.
Il blitz La banda individuata in via dei Disciplini, era reduce dagli ultimi due colpi in appartamento