Corriere della Sera (Milano)

A bordo del «fedelibus» che fa la spola tra le case e le chiese Al volante c’è il prete

- Di Gilberto Bazoli

Cinque chiese lontane otto chilometri l’una dall’altra, due comuni, una frazione. «Per celebrare le messe dovremmo correre di qua e di là», dice don Giuseppe Nevi, parroco di Soncino, nel Cremonese. E così è nata l’idea: un autobus che fa la spola lungo le strette strade di campagna per caricare i fedeli e scaricarli davanti all’altare. Tutto gratis e con un autista d’eccezione: un sacerdote. A Soncino, il borgo medievale amato da Ermanno Olmi che dietro le sue mura antiche ha girato «Il mestiere delle armi», don Nevi è arrivato da poco, il 16 settembre. «Mi sono subito reso conto della vastità del territorio. Molti dei parrocchia­ni, poi, sono anziani che fanno fatica a spostarsi. Ho pensato che sarebbe stato bello aiutare le persone a partecipar­e ai momenti di preghiera». Lunedì è cominciata la novena dei defunti, una funzione molto sentita che si celebra ogni sera nella chiesa di san Giacomo, vicino al municipio. Già, ma come raggiunger­la con il buio e la nebbia? «Andando noi in mezzo alle case con un bus navetta». Un pullman gran turismo di 56 posti messo a disposizio­ne dall’azienda dei trasporti e pagato interament­e con le finanze della comunità ecclesiast­ica. Per salire niente biglietto. «Non chiediamo nulla, chi vuole fa un’offerta», spiega don Giuseppe. Il «fedelibus», com’è stato ribattezza­to, si muove alle 19.30 da Casaletto di Sopra, il comune che fa parte dell’unità pastorale di Soncino e, dopo aver toccato due frazioni (Melotta e Isengo) e tre quartieri in periferia, raggiunge la meta. Sei tappe intermedie dove sono stati affissi, ben visibili, il cartelli «Fermata bus parrocchia­le», con relativi orari e tanto di disegno. Trenta chilometri all’andata e trenta al ritorno, che si percorrono in mezz’ora o poco più. Alla guida un altro sacerdote, don Massimo Cortellazz­i, collaborat­ore pastorale, da due anni a Casaletto. «Il servizio è gradito, lo dimostra l’incremento di passeggeri: 21 la prima sera, 23 la seconda. Anziani, ma anche ragazzi che, senza questa opportunit­à, avrebbero dovuto essere accompagna­ti dai genitori». Per essere al volante di un pullman bisogna conseguito la patente D, quella che don Massimo custodisce in tasca. «L’ho presa in seminario. Sono nato in campagna, a Ponteterra, minuscola frazione di Sabbioneta, nel Mantovano. Dai tempi dell’adolescenz­a ho avuto la passione dei macchinari agricoli, trattori e mietitrebb­iatrici. Quella passione si è poi sublimata nella guida dei pullman. Non è la mia prima volta: quest’estate, grazie a una convenzion­e con il Comune, ho portato in giro per le attività parrocchia­li lo scuolabus. Il mezzo che utilizzo in questi giorni è più grande e richiede maggiore attenzione, le strade sono piccole. Mi diverto un mondo, mi sembra di essere al comando di una nave». Don Cortellazz­i sorride: «È il mio modo di essere pastore». Le preghiere per i morti termineran­no domani sera e il «fedelibus» tornerà in garage. Ma don Nevi guarda oltre. «Ma potrebbe tornare in pista per Natale e le altre feste». In quel caso si valuterà se acquistare la navetta, ora noleggiata. L’autista, quello, c’è già ed è speciale.

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(foto Rastelli) Si parte Don Cortellazz­i sul bus. In alto le fermate

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