Corriere della Sera (Milano)

Il mio cuore matto a tempo di rock

Omar Pedrini: «Ho preso alla lettera il carpe diem di Orazio e va bene così»

- Paolo Carnevale

Si definisce «L’uomo che visse tre volte». Un artista dal cuore matto che vive ogni giorno «Come se non ci fosse un domani», slogan che dà il titolo al suo ultimo album. Omar Pedrini, lo «Zio rock», torna in pista con un tour che parte stasera dall’Alcatraz. Lo conferma lo stesso ex leader dei Timoria al telefono dopo una Tac di routine. «Non voglio rischiare prima di salire sul palco. Del resto ho subito già tre interventi al cuore».

Come se non ci fosse un domani» sembra un titolo emblematic­o del suo stile di vita.

«Ho preso alla lettera gli insegnamen­ti di Gandhi, Orazio e i grandi saggi che dicevano “vivi ogni giorno come fosse l’ultimo”».

In effetti, lei sembra anche aver seguito il motto «sex & drugs & rock’n’roll». Come ha fatto a sopravvive­re?

«La mia fortuna è stata avere mio figlio Pablo da giovane. Grazie a lui, tra i vari eccessi, cercavo di fare il padre e non ho perso la bussola. Poi devo molto alla scienza, ma anche al buon Dio».

Il brano «Gioco semplice» nasce dalla sua amicizia con Noel Gallagher.

«Ho conosciuto l’ex Oasis quattro anni fa per una collaboraz­ione con la sua etichetta. Siamo due tifosi sfegatati, lui del City, io del Brescia, e parliamo solo di calcio. Il brano è stato un suo regalo. Ci sono molte atmosfere vintage e psi- chedeliche. Forse perché siamo nati entrambi nella settimana di uscita di Sgt.Pepper. Oltre a Noel ho avuto l’onore di ospitare il flauto di Ian Anderson dei Jethro Tull e un testo di Lawrence Ferlinghet­ti, portavoce della Beat Generation».

Il video però è girato a Milano.

«Si, è ambientato al Rock and roll ed è stato realizzato con i cellulari da 50 ragazzi del mio fan club».

È anche uscita la sua biografia «Cane sciolto». Il titolo è provocator­io?

«Certo, rivendico il mio ruolo di anarchico. Il cane che ha lasciato il branco. Sempre libero e indipenden­te. Tutto questo però ha un costo. Infatti otto anni sono stato fermo al palo e dimenticat­o. Però ho sempre avuto un piano B. Sono diventato presentato­re tv, docente musicale alla Cattolica, attore teatrale e scrittore. È una biografia atipica, scritta con stile surrealist­a da Federico Scarioni, che, attraverso testimonia­nze di amici, ha raccontato dettagli della mia vita che non ricordavo».

Cosa pensa quando sente la notizia della morte di una rockstar?

«Che io preferirei morire sul palco. A Roma ci sono quasi riuscito. Ma se il mio cuore me lo permette, vorrei trasformar­mi da “Zio rock” in “Nonno rock”».

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Bresciano Pedrini, 50 anni, ha prodotto il disco «Come se non ci fosse un domani»

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