IL CIRCOLO VIRTUOSO BILINGUE
Nel 2000 erano poco più di due milioni i non cinesi che tentavano di imparare il mandarino. Nel 2017 sono 60 milioni. Nel 2000 la Cina vantava il 3,6% del Pil mondiale. Oggi è arrivata al 16,5%. Tutti a studiare mandarino per il futuro? No. I cinesi parlano anche inglese. E questa lingua, Brexit o no, resta lo strumento indispensabile, oggi, nel mondo, non solo per la ricerca scientifica, ma anche per l’economia e lo sviluppo tecnologico. E noi come stiamo? L’85% dei giovani italiani dichiara di aver studiato inglese. Purtroppo non è detto che lo sappia. «Padronanza scolastica dell’inglese» è l’eufemistica espressione che vuol dire proprio questo. Sono perciò da salutare con compiacimento tutte le iniziative che cercano di diffondere nelle nostre scuole la padronanza di questa lingua. Dal 2014 avrebbe dovuto essere a regime il Clil (Content and language integrated learning) in tutte le classi terminali dei licei e degli istituti tecnici. Ovvero insegnare le discipline curricolari, dalla storia alla fisica alla matematica, in inglese. Purtroppo non è stato possibile assicurare un’estensione universale di questa opportunità per mancanza di docenti in servizio in grado di praticarla. Ben vengano dunque proposte come quelle del Berchet lo scorso anno e quest’anno del Curie Sraffa di costituire classi nelle quali i docenti italiani siano affiancati da docenti di madrelingua inglese nell’insegnamento delle discipline scientifiche per far acquisire a chi vuole il «Cambridge Igcse». In attesa di tempi migliori per tutti.