Corriere della Sera (Milano)

«Non ero lo zerbino dei capoclan»

Arrestato nell’inchiesta sulla giunta: basta con la politica

- Di Federico Berni

La «promessa», stavolta, l’ha fatta a sé stesso: «Con la politica ho chiuso, che facciano le elezioni, non andrò neanche più a votare». Parola di Edoardo Mazza, sindaco di Forza Italia a Seregno, attualment­e agli arresti domiciliar­i per i presunti rapporti corruttivi con Antonino Lugarà, il costruttor­e di origini calabresi prima finito in carcere per la stessa vicenda, e poi liberato dal tribunale del Riesame con un provvedime­nto di cui non si conoscono ancora le motivazion­i.

L’ormai ex primo cittadino del Comune brianzolo (ora commissari­ato), a un mese dagli arresti che hanno azzerato la giunta sostenuta dall’asse Forza Italia-Lega, ha avanzato tramite il suo legale Antonino De Benedetti istanza di scarcerazi­one. Mazza è l’uomo che, al telefono con Lugarà (considerat­o personaggi­o «vicino alla ‘ndrangheta»), pronuncia una frase diventata simbolo dell’inchiesta, e che gli è valsa la definizion­e di «sindaco zerbino» da parte degli inquirenti:

«Ogni promessa è debito». Parole che il sindaco rivolge a Lugarà, immediatam­ente dopo l’approvazio­ne di una pratica edilizia in giunta che concedeva all’imprendito­re la possibilit­à di costruire un supermerca­to sull’area «Dall’orto» di via Valassina a Seregno. Nell’interrogat­orio reso al gip Pierangela Renda, Mazza prova a spiegare il senso di quella affermazio­ne: «L’ho fatto con tutta la naturalezz­a di questo mondo. Lugarà mi chiamava frustrato dicendo “voi non me la fate passare (la pratica, ndr) perché sono calabrese, se avessi un cognome brianzolo sarebbe diverso”. Mi martellava di telefonate, minacciava azioni legali. Quel giorno mi avrà chiamato decine di volte, e io l’ho richiamato. Gli ho sempre detto “qui non trattiamo nessuno diversamen­te dagli altri”». Secondo l’accusa, Lugarà pretendeva lo sblocco della pratica come contropart­ita del suo interessam­ento alla campagna elettorale pro Mazza del 2015: «Non so se mi ha cercato voti, lo incontravo alle manifestaz­ioni elettorali e parlavo con lui, a me non ha mai offerto neanche un caffè».

Per Mazza sindaco entra in scena anche l’ex vicepresid­ente di Regione Lombardia Mario Mantovani, che compare ad un aperitivo di sostegno al candidato: «Era Lugarà che si faceva vanto di portare Mantovani in giro (…) la mia campagna elettorale è stata pagata in parte con mie risorse, e un po’ con una cena a casa di Silvio Berlusconi, nella quale hanno partecipat­o centinaia di persone al costo di 200 euro». Sempre secondo le accuse, alla pratica Lugarà è stata data una corsia preferenzi­ale, senza farla passare dal consiglio comunale: «Il ragionamen­to del consulente (della Procura, ndr) è molto contorto. Io, francament­e, se mi dicevano di passare dal consiglio comunale lo avrei fatto, senza ombra di dubbio». E ancora, prosegue sulla nomina a segretario comunale di Francesco Motolese (non indagato), episodio sul quale la Procura sta facendo ulteriori accertamen­ti: «Non fu la mia prima scelta Motolese, ne avrei voluto un altro in quel ruolo, ma ha preferito restare in un altro Comune». E poi la presa di distanza da Stefano Gatti, a sua volta accusato di essere stato l’uomo di Lugarà in consiglio comunale: «Brava persona, fa l’oratorio, conosce i preti, ma poco capace, tutti le diranno che avevo una pessima opinione di lui».

Campagna elettorale «Non so se cercava voti per me. Non gli ho mai offerto neanche un caffè»

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 ??  ?? Le intercetta­zioni Il frame del video con le conversazi­oni tra l’ex sindaco di Seregno Edoardo Mazza e l’imprendito­re «vicino all ‘ndrangheta» Antonino Lugarà
Le intercetta­zioni Il frame del video con le conversazi­oni tra l’ex sindaco di Seregno Edoardo Mazza e l’imprendito­re «vicino all ‘ndrangheta» Antonino Lugarà

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