Corriere della Sera (Milano)

Addio all’alpino Bernardo, 70 anni dopo

Morì nel lager: ricostruit­a la sua storia e rientrate le spoglie. I funerali nel Varesotto

- Di Roberto Rotondo

Bernardo Sartorio è morto settant’anni fa, ma i suoi funerali si celebreran­no solo domani a Graglio (Varese). L’alpino venne catturato dai tedeschi al confine tra Germania e Francia mentre cercava di trovare riparo in Svizzera dopo l’8 settembre del ‘43. Arrestato, venne trasferito nel campo nazista di Baumholder dove morì a soli 32 anni. La sua storia è riemersa grazie alla «Lista Zamboni».

La moglie del soldato Bernardo Sartorio seppe a guerra finita di essere rimasta vedova. Un giorno a Graglio, il suo paesino della Val Veddasca, ricevette la visita di un cappellano che aveva assistito agli ultimi giorni di vita del marito, nel campo di Baumholder in Renania: «Ero passato a trovarlo la sera in infermeria, aveva la febbre e stava male — disse il prete — ma era vivo e ci parlai. La mattina dopo tornai ma purtroppo mi diedero la piastrina e mi dissero che era morto, senza rivelarmi dove era stato seppellito». A Irma rimasero quella piastrina e una bella fotografia di Bernardo: in divisa da alpino, sorridente e abbracciat­o al suo cane, sotto le cime delle montagne. Aveva due bambine piccole, Assunta, detta Cicci, e Renata. Doveva tirare avanti, passarono gli anni e del corpo non seppe più nulla. Bernardo aveva solo 32 anni, fu catturato al confine tra Germania e Francia: era arruolato nel 20° Reggimento Alpini Sciatori Battaglion­e Intra e stava per fuggire verso la Svizzera, a Lucerna, in cerca di salvezza, dopo l’8 settembre del 1943. Era un muratore ma quando fu portato nel campo disse che era un agricoltor­e; sperava che potesse passargli tra le mani qualche buccia di patata e così sopravvive­re agli stenti e alla fame. Invece fu portato lo stesso in una miniera.

«Sapevamo solo questo — racconta la nipote, Nadia Rocchinott­i — e pensavamo tutti che fosse stato seppellito in una fosse comune, nel campo di concentram­ento di Baumholder». Anche sua nonna Irma morì senza sapere più nulla della sepoltura del marito. Ma a volte la storia risarcisce i torti del passato. Il nome di Bernardo Sartorio uscì dalla cosiddetta «Lista Zamboni», oltre 15 mila nomi che Roberto Zamboni, un cittadino di Verona che sta dedicando la vita alla memoria dei caduti italiani in Europa, ha raccolto dal 1994 a oggi. Sono i dati di quei militari o civili, morti in prigionia o per motivi di guerra, che alla fine del secondo conflitto mondiale furono esumati dai luoghi di prima sepoltura e traslati nei cimiteri militari italiani in Germania, Austria e Polonia dal Commissari­ato generale per le onoranze ai caduti in guerra. Nomi sottratti da una sorta di limbo burocratic­o. Dal 2013 Zamboni invia gli elenchi dei caduti ai giornali, e raccoglie le storie nel sito www.dimenticat­idistato.com. «Il quotidiano La Prealpina di Varese pubblicò il nome di mio nonno — spiega Nadia — e un giorno mi chiamò mio cognato dicendo che l’aveva letto. Fu un choc. Ci informammo e scoprimmo che il nonno venne inumato in prima sepoltura nel cimitero di Baumholder, ma successiva­mente riesumato e traslato a Francofort­e nel cimitero militare italiano d’onore».

Il sindaco di Maccagno con Pino e Veddasca, il paese che oggi ingloba Graglio, lo ricorda

con affetto: «Il 19 dicembre 1944 morì per gli stenti ed il lavoro massacrant­e — sottolinea Fabio Passera —, adesso che le sue spoglie sono rientrate in Italia potrà finalmente riposare nel piccolo cimitero di Graglio, tra i suoi amati monti. La Cicci sarà felice». L’ultimo capitolo di questa storia verrà scritto domani alle 10.30 nella chiesa dì Graglio, dove si terrà il funerale del soldato. Il carro funebre che l’ha riportato a casa nei giorni scorsi aveva cinque salme di italiani e l’ultima tappa era prevista ad Avellino.

La nipote «In famiglia sapevamo che era stato sepolto in una fossa comune nel campo di Baumholder»

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L’ultima foto A destra l’alpino Bernardo Sartorio nell’ultima foto prima di essere catturato dai soldati tedeschi e condotto nel campo nazista di Baumholder dove morì a 32 anni nel 1944. Sopra la targa a Graglio, il suo paese natale, che ricorda...

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