Processo Maroni, parla la fedelissima: non sono raccomandata, lui è rigoroso
Contratto Eupolis, Carluccio in Aula da coimputata. «Seguite le procedure»
«Qualora», «se», «nel caso in cui fossi stata io l’assegnataria del contratto da Eupolis»: Mara Carluccio ieri in Tribunale riconduce sempre a una eventualità le intercettazioni 2013 nelle quali la decennale collaboratrice di Roberto Maroni (quando questi era ministro prima del Lavoro e poi dell’Interno e infine presidente della Regione Lombardia) parlava invece della propria consulenza con l’ente regionale statistico Eupolis come di una cosa già acquisita, benché in realtà in quel luglio-dicembre 2013 in teoria non ci fosse stata ancora alcuna scelta di Eupolis nella procedura altrettanto teoricamente di comparazione tra più profili.
Il pm Eugenio Fusco inquadra questa certezza di Carluccio in una «turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente». Cioè nel reato che, sfociato dall’1 gennaio 2014 nell’assegnazione di una consulenza da 29.500 euro annui sulla sicurezza in ambito Expo («avendo organizzato al Viminale l’assemblea generale di Interpol avevo anche il nulla osta di sicurezza»), Carluccio si vede contestare al pari di coloro che a suo favore avrebbe costituito una catena di interferenze: dal presidente Maroni al capo della sua segreteria, Giacomo Ciriello, da qui giù al direttore generale della Regione, Andrea Gibelli, e infine al direttore generale di Eupolis, Alberto Brugnoli, che nel novembre 2014 patteggiò 8 mesi.
Carluccio, invece, interrogata ieri come coimputata, contrasta questa ricostruzione spiegando la matrice del contratto con un «rapporto professionale, di fiducia reciproca nel rispetto dei ruoli, con Maroni persona molto alla mano ma rigorosa». E, in particolare, con una disponibilità alla collaborazione in Regione chiestale da Maroni in luglio, seguita poi da una chiamata a colloquio di Brugnoli (senza che Carluccio stessa sappia spiegarne l’origine); dall’invito a fare la procedura di accreditamento in Eupolis («poi non so loro che cosa facessero…»); dai consigli del proprio commercialista sul livello di stipendio da chiedere; e da alcune interlocuzioni con il capo segreteria di Maroni (Ciriello) che al telefono le domanda ad esempio «dobbiamo segnalare altri fattori?» («Ma io — dice Carluccio in aula — non so a cosa si riferisse»).
Eppure in alcune intercettazioni, come quella con la sua amica Rotondaro, ambasciatrice di San Marino in Italia, Carluccio pare nitida sul contratto: «Praticamente me lo sono inventato io… perché lui (il manager di Eupolis, ndr) non sapeva niente… c’è tutta una procedura da seguire, se no poi finiamo sui giornali…». Ma sul punto in aula Carluccio afferma che con l’amica «non avevo voglia di entrare nei dettagli, ero stanca, era sera...»: concorda «sia stata una frase un po’ infelice», ma «rispecchia lo spirito dell’incontro con Brugnoli, nel quale un po’ lui esponeva una esigenza e un po’ io con le mie competenze la riempivo di contenuti».