Corriere della Sera (Milano)

«Basta ozio, torno a lavorare» Svolta del pensionato pentito

A 81 anni riapre la macelleria chiusa da un mese: non vivevo più

- di Gilberto Bazoli

CREMONA Chi non vede l’ora di andare in pensione ma non ce la fa perché l’allungamen­to della vita media allontana il sospirato traguardo, potrebbe ricredersi davanti al civico 44 di via Aselli, centro di Cremona. Dietro il bancone, con grembiule e cappellino immacolati, c’è un uomo basso e magro dalla simpatia contagiosa: Oriano Ruggeri, 82 anni il prossimo 19 gennaio, uno dei macellai più conosciuti della città.

«Dopo 62 anni di attività, ho chiuso il negozio. Ma a casa mi annoiavo e così, agli inizi di ottobre, ho riaperto». Ruggeri si muove tra filetti di vitello e bistecche sin da ragazzino. «Ero il garzone di mio cugino Nerviano. Ho passato i primi due anni a fare le pulizie e solo dopo ho potuto prendere in mano i coltelli». A 19 anni si è messo in proprio rilevando la macelleria di fronte alla chiesa di san Sepolcro. «Erano tempi duri, alle 5.30 andavo a comprare la carne nelle grandi celle frigorifer­e dall’altra parte di Cremona e la portavo qui sui carretti, a piedi». Le cose sono andate sempre meglio. «Eravamo in quattro: io, mia sorella Carla e due dipendenti. Allora i clienti uscivano dalla messa delle 7 e venivano direttamen­te da me, compravano non a etti ma a chili. C’erano 67 macellerie, una all’angolo e un’altra a pochi metri. Dopo il boom dei supermerca­ti, siamo rimasti in 6-7».

Aiutato dalla moglie, Giancarla, 73 anni, che stava alla cassa, Ruggeri ha fatto crescere la figlia, Roberta, avvocato, ed è orgoglioso della nipote, Giulia, iscritta a ingegneria a Milano. «Sono andato in pensione a 65 anni, ma mi sentivo in forze e non ho abbassato la serranda». L’ha fatto, invece, il 19 luglio affiggendo un cartello all’esterno, scritta rossa su sfondo bianco: «La macelleria Ruggeri Oriano chiude per cessata attività e ringrazia la sua affezionat­a clientela». Poi il titolare è partito per la sua casa al mare, in Liguria.

«Pensavo che la pensione fosse un bel traguardo, ma mi sono accorto che non fa per me. Non stavo bene, c’era qualcosa che non andava». Qualche settimana dopo, il rientro in città. «Il malessere è continuato, faticavo a digerire. Il pomeriggio mi recavo a Monticelli d’Ongina, un paese vicino, a zappare nell’orto e preparare le marmellate. Ma la situazione non migliorava. Non ce la facevo proprio a guardare l’orologio e aspettare che passasse il tempo. Mi sembrava di essere in prigione, quella non era la mia vita».

E così, meno di un mese fa, è uscito dal suo appartamen­to, sopra il negozio, ha tolto il cartello e rialzato la saracinesc­a. Con una differenza rispetto al passato: «Tengo aperto solo il mattino. Meglio non esagerare e concedermi un riposino dopo pranzo. Ora sto bene. Di testa, ma anche nel corpo tanto è vero che, da quando sono ritornato in pista, ho messo su un chilo di più. Un mio amico a Milano, Nicola, più vecchio di due anni, continua a stuzzicarm­i: dai fuoco alle vetrine e voliamo insieme ai Caraibi o alle Seychelles. Ma gli rispondo sempre di no, non mi piace viaggiare».

La sua passione è vendere cotechini e affettare braciole. «Mi sembra di essere al mio primo giorno in negozio, ho lo stesso entusiasmo di quei momenti. Lo so, diranno che sono un pazzo con tutta la gente che sogna di andare in pensione e non ci riesce. Ma cosa posso farci? Lavorare, per me, significa guadagnarc­i in salute, avere una vita più leggera. Mia moglie mi ripete: Oriano, dietro il bancone ci morirai». Il più tardi possibile, ovviamente. Intanto ben vengano cotechini e salsicce.

Passione Sopra Oriano Ruggeri agli inizi della attività (il primo a sinistra) e di fianco oggi nel suo negozio (Rastelli)

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