La carta Buffagni per i Cinque Stelle Prova di forza pd
Centrosinistra, scontro sulla data del voto. Gori: Formigoni meglio di Maroni
Mentre il centrosinistra ha il candidato ma non la formula (se Giorgio Gori dovrà passare dal rito delle primarie di coalizione si deciderà forse oggi), per i 5 Stelle vale l’inverso: se il metodo è definito (le «Regionarie» col voto via web a dicembre), rimane l’incognita su chi davvero sfiderà Roberto Maroni e il sindaco di Bergamo. Il nome più quotato è quello di Stefano Buffagni.
Mentre il centrosinistra ha il candidato ma non la formula (Giorgio Gori dovrà passare dal rito delle primarie di coalizione?), per i Cinque Stelle vale l’inverso: se il metodo è definito (le «Regionarie» col voto via web), rimane l’incognita su chi davvero sfiderà nelle urne Roberto Maroni e il sindaco di Bergamo. Partiamo dai grillini. Per i diecimila iscritti lombardi del Movimento l’appuntamento con la piattaforma Rousseau potrebbe cadere il 14 dicembre: è quella la data più probabile per il voto dei militanti che dovranno scegliere la lista per le Regionali e relativo candidato governatore. Una partita tutt’altro che definita. Il nome più quotato è quello di Stefano Buffagni, attuale consigliere regionale e molto vicino a Luigi Di Maio (è stato l’unico lombardo a parlare un mese fa dal palco della convention nazionale di Rimini). Una vicinanza che potrebbe però tradursi in una chiamata a Roma, nella squadra che affiancherà la corsa del candidato premier. Se Buffagni decidesse di rimanere a Milano, sarebbe certamente il più indiziato. A sfidarlo potrebbero esserci altri due eletti al Pirellone: Eugenio Casalino (il grillino lombardo più alto in grado, visto che siede nell’ufficio di presidenza della Regione) e il bergamasco Dario Violi. Possibile anche che alla corsa lombarda s’iscriva qualche parlamentare uscente: tra questi il deputato (molto quotato) Massimo De Rosa e il mantovano Alberto Zolezzi, mentre per Vito Crimi l’ipotesi non avrebbe il sapore della novità, visto che fu candidato a governatore nel 2010, agli albori del Movimento (raccogliendo il 3 per cento).
Passiamo al Pd e alla possibile coalizione di centrosinistra. Stasera, alla presenza di Lorenzo Guerini, la direzione regionale del partito di Renzi ufficializzerà il candidato per Palazzo Lombardia: sarà Giorgio Gori a sfidare Roberto Maroni. Poche ore prima, intorno a mezzogiorno, i dirigenti lombardi dovranno però sciogliere l’ultimo nodo, quello relativo alle primarie: se Mdp insisterà nel chiedere la consultazione, passaggio ritenuto centrale per la permanenza in coalizione, i «dem» porranno una sola condizione: coi gazebo non si vada oltre il 3 dicembre. «È da fine agosto che invitiamo i possibili alleati a sciogliere la riserva e a fissare una data. Superare quel termine sarebbe contro il buon senso», dice il segretario lombardo Alessandro Alfieri. Probabile che si arrivi a un’ennesima fumata nera, che potrebbe però essere di natura tattica: permetterebbe al Pd d’incoronare Gori, avviando la campagna elettorale, e ai bersaniani di prendere tempo, sfilandosi magari solo temporaneamente.
E a proposito di Gori: ospite della trasmissione di Minoli, il sindaco di Bergamo ieri è tornato su un tema ormai collaudato: il formigonismo. Il Celeste «è stato un presidente della Lombardia migliore di Maroni». «Nell’ultima fase della sua gestione — ha ribadito — ha fatto delle cose abbastanza criticabili ma nei 18 anni in cui ha governato la Lombardia, Formigoni ha espresso un’idea forte della politica. E la Regione oggi funziona peggio di qualche stagione fa».