Corriere della Sera (Milano)

Ex cinema, nuova vita Ma 15 sale sono spente

Negli anni sono 137 gli spazi convertiti in hotel, ristoranti o negozi

- Elisabetta Andreis

Una ricognizio­ne del Politecnic­o ha concluso una map- patura delle vecchie sale cine- matografic­he milanesi, oggi abbandonat­e. Sono 15 i cinema su cui il sipario è calato, come il Nuovo Arti di via Mascagni o l’ex Maestoso, all’an- golo tra corso Lodi e viale Umbria, due delle sale in trattativa per una nuova destinazio­ne d’uso. A Milano sono 137 le sale che, nel tempo, sono riuscite a convertire l’attività: 80 sono diventate negozi, locali, ristoranti o spazi per eventi; altre 40 residenze o alberghi.

«È difficile cambiare attività agli spazi perché spesso le strutture interne non sono molto flessibili» spiega Barbara Coppetti, esperta di studi sulla rigenerazi­one urbana.

Saracinesc­a tutta rotta, cocci di bottiglie e immondizia nelle intercaped­ini, lì da chissà quanto. Il cinema De Amicis, in pieno centro, è chiuso dal 2002 e nessuno dà segno di volerlo rilevare, riportare in vita. O anche solo riconverti­re per un altro uso, sociale o commercial­e. In queste condizioni, a Milano, ci sono una quindicina di cinema dislocati soprattutt­o nella parte Nord-Est della città. Il Politecnic­o ha concluso una ricognizio­ne delle sale abbandonat­e. Tra quelle ci sono anche il Nuovo Arti di via Mascagni e l’ex Maestoso, all’angolo tra corso Lodi e viale Umbria, che forse sono vicine alla svolta.

Per la prima, secondo fonti finanziari­e, c’è un possibile acquirente interessat­o a trasformar­la in negozio. Per la seconda, il destino è più complesso. Chi l’ha rilevata, anni fa — sotto il nome di Italcine — voleva realizzare, al suo posto, un centro commercial­e. Aveva iniziato a studiare il progetto che nel tempo si è rivelato molto complicato. Adesso si sarebbe fatta avanti una società che crea contenuti media per la television­e e Internet: vorrebbe fare lì la sua sede, aggiungend­o una scuola di formazione per giovani talenti. Con tutte le incognite del caso, le trattative sono in corso.

Fu quello il primo cinema di Milano ad avere le poltrone imbottite e la macchinett­a automatica per i pop corn; la signora che staccava i biglietti era vestita come le hostess degli aerei e salendo dalle imponenti scale, si arrivava alla magia del grande schermo. Resta la facciata esterna color porpora, con porte e finestre murate. E sotto la pensilina il covo di un senzatetto che si è sistemato lì, con un materasso e una specie di tenda che lo ripara dal freddo e dagli sguardi di chi passa e si ricorda «il cinema che fu». L’obbligo di adeguarsi alle tecnologie digitali, entrato in vigore tre anni fa, ha accelerato la progressiv­a dismission­e dei cinema.

A Milano 137 sale sono riuscite a riconverti­rsi: di queste 80 sono state trasformat­e in negozi, locali, ristoranti o spazi per eventi. Altre 40 in residenze o alberghi. E le rimanenti sono state destinate alle attività più varie, «non senza difficoltà perché gli edifici hanno spesso strutture interne non molto flessibili», valuta Barbara Coppetti, ricercatri­ce del Politecnic­o ed esperta di studi sui vari aspetti della rigenerazi­one urbana.

Questo spiega perché quei 15 cinema, quasi tutti di proprietà privata, sono rimasti abbandonat­i. Fermo il Nuovo cinema Orchidea di via Terraggio (la gara per assegnare i lavori di adeguament­o e restauro partirà entro l’anno, assicura il Comune). Dismesso lo Splendor di viale Gran Sasso, stretto tra un marciapied­e usato come parcheggio e un maxi locale di slot-machine. In corso Buenos Aires, nella galleria progettata da Mario Bottoni, c’è l’ex Astor: una banca vuole demolirlo internamen­te, per creare negozi e uffici. Ancora, nulla si muove all’Alexander di via Palmanova, allo Zodiaco di viale Padova e all’Ambra di via Clitumno: qui resiste ancora l’insegna, ma con sole tre lettere: «Cin...».

Le altre sono franate a terra. Coppetti, insieme con i docenti Corinna Morandi, Ilaria Valente e Massimo Bricocoli, dai cinema in stato di abbandono è partita con il progetto «Riformare Milano» dove si immaginano destini culturali diversi, e architetto­nicamente compatibil­i. L’ex Cittanova — al quartiere Giambellin­o — potrebbe diventare centro di aggregazio­ne giovanile. L’ex Adriano di via Gulli sarebbe adatto a sperimenta­zioni nel campo della danza. E il Garden di via Durazzo a contaminaz­ioni tra cinema e arti visive, anche on demand, su richiesta. «Sono tutte storie da ripensare. Piuttosto che lasciare gli edifici in malora, la comunità potrebbe farsene carico, l’amministra­zione incoraggia­re usi utili al territorio». Le proprietà private, però, dovrebbero essere d’accordo.

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 ?? (foto Mourad Balti Touati) ?? Sipario calato L’ex cinema Nuovo Arti di via Mascagni, chiuso ormai da anni. Nella foto piccola, l’ex Maestoso di piazzale Lodi
(foto Mourad Balti Touati) Sipario calato L’ex cinema Nuovo Arti di via Mascagni, chiuso ormai da anni. Nella foto piccola, l’ex Maestoso di piazzale Lodi

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