Corriere della Sera (Milano)

Il verde pubblico fuori dall’agenda «Ora una svolta»

- Di Paola D’Amico

È un provvedime­nto Cenerentol­a. Pochi documenti sono stati riscritti, limati, discussi, votati quanto le nuove regole d’uso del Verde. E, poi, congelati. Venerdì scorso, quando la densa coltre di polveri sottili è stata sollevata dal vento dopo giorni di «emergenza smog» e si è tornati a respirare, cittadini e consiglier­i ambientali­sti sono scesi in piazza con rastrelli, cesoie, annaffiato­i per perorare, con un flash mob, la causa del Regolament­o. Tema caldo anche oggi con Legambient­e che presenta i risultati di Ecosistema Urbano 2017, il report annuale sulle performanc­e ambientali dei comuni capoluogo, mentre la Fabbrica del Vapore ospita il Climate Innovation Summit. La discussion­e del documento non è però all’ordine del giorno del consiglio comunale. Era iniziata, con la nuova legislatur­a. Sono stati discussi sessanta dei duecento emendament­i depositati dal centrodest­ra. E s’è interrotta. Il capogruppo del Pd, Filippo Barberis, chiarisce che non c’è un problema politico. «Da settembre non c’è stata una finestra temporale per portarlo in aula — spiega —, perché servono diverse sedute e la maggioranz­a non vuole cedere sull’impostazio­ne strategica del Regolament­o. Mentre le opposizion­i non ritirano neppure una parte dei 140 emendament­i. Ma confermo che abbiamo tutta la volontà di discuterlo. La maggioranz­a è compatta». Il documento è stato scritto nella passata legislatur­a, approvato dalle ex Zone, discusso in commission­e, validato dagli uffici. È infine approdato in consiglio «ma quasi fosse un orpello — precisa il consiglier­e Carlo Monguzzi, l’anima verde del Pd —, non è mai stato discusso, è sempre slittato e con la nuova consiliatu­ra ha ricomincia­to il giro». Riapprovat­o dalla giunta, riportato in commission­e, è finalmente entrato in aula. Ma dopo una prova di forza è stato messo da parte. «Occorre una scossa politica, la maggioranz­a deve considerar­lo come bene primario per la città», aggiunge Monguzzi. Le regole «introducon­o un principio e cioè che anche l’albero in un giardino privato è bene comune — aggiunge la Verde Elena Grandi —. E questo vuol dire che per interventi su grandi alberi che contribuis­cono a pulire l’aria che respiriamo il privato deve dare comunicazi­one al Comune». Al coro si unisce il vicecapogr­uppo di Forza Italia Alessandro De Chirico: «Urgente discuterlo. Le regole servono. Ci sono parchi utilizzati come campi profughi a cielo aperto o come balere nei fine settimana».

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