Fiabe da incubo per esplorare l’inconscio
Teatro Parenti
«Io la notte non dormo. E vorrei che stanotte non dormissi nemmeno tu». Già dall’inquietante incipit si capisce che l’ultimo spettacolo di Licia Lanera, anima della compagnia pugliese Fibre Parallele, affonda le sue radici nell’autobiografia, intrecciata con alcune celebri fiabe. «The Black’s Tales Tour», in scena al Parenti da domani, va infatti a esplorare quattro figure femminili presenti in altrettante favole «nere» — due dei fratelli Grimm («Cenerentola» e «Biancaneve») e due di Andersen («La sirenetta» e «Scarpette rosse») —e i loro riverberi sull’inconscio personale e collettivo. «Sono rimasta colpita dagli aspetti cruenti di queste storie — dice Licia — che io ho condito con altri particolari ancor più cruenti che ben si sposavano con il mio immaginario splatter. La scoperta di questi mondi è coincisa con un periodo della mia vita in cui non dormivo e facevo sogni angosciosi a occhi aperti. Ho iniziato ad associare la mia insonnia con queste fiabe da incubo, che alla fine sono diventate un pretesto per raccontare di me attraverso vizi e sconfitte delle protagoniste». Donne che sono quindi delle anti eroine, perdenti e molto umane nel loro provare invidia, amori infelici, ossessione per la bellezza o per gli oggetti. Vestita come una pop star, stivaloni neri e body in latex, «perché oggi per le ragazzine le vere icone sono le Lady Gaga, non Cenerentola», Licia Lanera attraversa, con ironia feroce, meccanismi di autodistruzione che, quando va bene, segnano il passaggio delle protagoniste all’età adulta. «Cenerentola rappresenta l’ambizione forte di fare uno scarto sociale, da serva a moglie del principe, ma anche la punizione crudele rispetto a chi si comporta male, cioè le sorellastre. Nella “Sirenetta” si parla del rapporto con la delusione d’amore e dell’incapacità di imporsi scegliendo invece la via del sacrificio, mentre in “Biancaneve” spicca il tema dell’invidia da parte della matrigna e della sua ossessione per la bellezza e per la giovinezza. Altra ossessione autodistruttiva, ma per le cose, è al centro di “Scarpette rosse”. E io lo so bene, visto che posseggo 72 paia di scarpe!».