I miti di Gabriella diventano ritratti
Dalle feste mondane anni 70 ai disegni di Obama e Lady D La pittrice Termanini, ex di Marazzi e Mogol, racconta la sua vita difficile
È l’ex di Mogol, ma non vuole essere ricordata come la moglie di... La pittrice Gabriella Termanini racconta la sua carriera, dagli anni 70 ai ritratti di Obama e Marilyn. Una vita non priva di difficoltà e dolori.
Di lei si conoscono soprattutto i compagni di vita: il primo marito Piergiorgio Marazzi, erede dell’impero delle ceramiche, sposato da giovanissima; e il paroliere più famoso d’Italia, Giulio Rapetti, alias Mogol, con cui è rimasta assieme per oltre dieci anni.
Ma la pittrice Gabriella Termanini, non ci sta a essere soltanto la moglie di...: «È spersonalizzante». E così rivendica la sua identità di artista poliedrica apprezzata in Italia e anche all’estero. Apre la porta della sua bella casa a Milano 2 in jeans e camicia bianca, circondata da decine di suoi dipinti. Alcuni disegnati a olio su tela ma soprattutto ritratti in matita di grafite: «Sono i miei preferiti — spiega —. Come film in bianco e nero». Obama, Madonna, Lady D, Marilyn Monroe, Marcello Mastroianni, John Lennon, Charles Bukowski. Di lei Vittorio Sgarbi ha detto che «dipinge persone, non personaggi», e che le sue «opere in movimento catturano, stabiliscono un legame con chi le guarda», paragonando il suo talento «a quello di Artemisia Gentileschi».
Nata a Modena, i suoi primi schizzi risalgono a quando aveva cinque anni: «Ho iniziato facendo le caricature di mio padre — spiega — le disegnavo sui muri. A 13 anni un’amica di mia madre me ne commissionò uno, ricordo ancora l’orgoglio con cui consegnai il piccolo guadagno ricevuto nelle mani dei miei genitori».
Il suo giovane talento viene coltivato all’’Istituto d’Arte «Venturi» di Modena, con maestri Pompeo Vecchiati, Silvio Pelloni, Marino Quartieri. Poco distante, a una festa a Sassuolo, conobbe Marazzi, a 19 anni lo sposò e con lui ebbe due figli, Pietro e Gabriele, entrambi stroncati dalla dipendenza da sostanze stupefacenti.
Un’esperienza che ha raccontato in uno dei suoi libri Naufraghi con spettatori. «Gli spettatori siamo tutti noi, allo stesso tempo anche naufraghi. L’importante — spiega — è insegnare ai nostri ragazzi a reagire, non accettare con passività le insidie della vita. Tanti approfittano dei deboli, come accaduto con i miei figli».
Restò vedova a trent’anni, ma ad una parte della famiglia Marazzi resta affezionatissima. «Vorrei girare un film su mio suocero Pietro — racconta —. Ci capivamo al volo, era una persona buona, oltre che un genio. Gesuita fervente ma dalle idee molto aperte e liberali. Girava il mondo per le commesse, dalle prime metropolitane, da Londra al Texas negli Stati Uniti, e poi ci raccontava. In Africa ha aperto decine di pozzi d’acqua, mandava squadre di missionari».
È lui che la incoraggiò a esporre i suoi lavori in mostra. L’aiutò ad organizzare l’esposizione, la prima volta, chiamando lo storico dell’arte Francesco Arcangeli a fare gli onori di casa. A fine anni Settanta i rotocalchi la ritraevano a tutte le feste più «in» — attorniata da quel mondo che Giorgio Bombi, nella prefazione di un altro libro di Gabriella (La vita in un segno di grafite), descrive come «bigiotteria, drink e chiacchiere». «Non ho mai amato i salotti comodi, sono una noia mortale. Ci sono andata il meno possibile», scatta in piedi lei, dalla sedia dove era seduta. A trent’anni, di nuovo sola, va in vacanza con i figli all’isola d’Elba e conosce Mogol: «Aveva quasi vent’anni più di me, mi rassicurava. È stato un colpo di fulmine solo per lui. Io mi sono innamorata pian piano, mi ha conquistato con la poesia e in seguito è stato un grande amore — dice —. Oggi resta stima e amicizia. Insieme ci siamo dati insieme un figlio straordinario, Francesco».