Incendi dolosi, appello a Roma: stato di calamità
I volti e le storie di chi ha domato i roghi
In 60 per difendere dalle fiamme l’Osservatorio astronomico di Campo dei Fiori. Una notte impregnata di fumo, stanchezza, duro lavoro. «Il momento più brutto — racconta un vigile del fuoco — è stato quando è cambiato il fronte del rogo». L’assessore regionale Simona Bordonali: «Abbiamo chiesto al governo lo stato di emergenza».
Èstata una battaglia. Contro il fuoco, il fumo, la stanchezza, il buio. Quelli che hanno difeso l’Osservatorio astronomico di Campo dei Fiori dalle fiamme, nella notte di domenica, alla fine l’hanno vinta. Erano in sessanta, divisi in due fronti principali. I volontari antincendio della Protezione civile si trovavano in basso, alla base del Campo dei Fiori, nel sentiero 10 con pale e soffiatori. I vigili del fuoco erano in alto. Si sono disposti con gli automezzi a spruzzare acqua davanti al sentiero della strada militare, a quota 1.200 metri, l’ultimo baluardo prima che le fiamme raggiungessero la Città delle scienze fondata nel 1964 da Salvatore Furia. «Il momento più brutto — racconta un vigile del fuoco che vuole rimanere anonimo — è stato quando il fronte del fuoco è cambiato all’improvviso, nel pomeriggio di domenica. Il vento caldo ha iniziato spostare le fiamme verso la cima della montagna e, in pochi minuti, le faville stavano per raggiungere gli abeti alla base dell’osservatorio astronomico. Siamo corsi con i mezzi che avevamo a dissezione in quel momento — continua —, ci siamo piazzati sulla strada militare e da lì, per tutta la notte, abbiamo continuato incessantemente a contenere le fiamme. Sotto di noi c’erano il fumo e il fuoco, sopra invece l’osservatorio, che alla fine abbiamo mantenuto in sicurezza».
È andato tutto bene. Per ora. Lo ha detto anche il ministro Marco Minniti, ieri, giunto a Varese per un summit sugli incendi in Lombardia: «Non ci sono stati danni a case o persone — ha spiegato in Prefettura — e grazie alla cooperazione tra tutti, il sistema ha funzionato. Abbiamo garantito il raddoppio dei turni dei vigili del fuoco e chiamato i Canadair dalla Croazia, nell’ambito della cooperazione tra Stati per le emergenze di questo tipo. Ora la situazione è sotto controllo». L’assessore regionale Simona Bordonali ha ricordato che sono cinque gli interventi ancora in fase attiva in Lombardia nelle province di Varese, Como, Sondrio, Brescia: «Abbiamo chiesto al Governo lo stato di emergenza nazionale».
Altra opera di fatica e resistenza è stata quella dei volontari dell’antincendio della Protezione civile. Hanno sparato aria con un soffiatore per quattro notti, per creare delle linee tagliafuoco nei boschi. Una pattuglia ha scoperto alle 4 di mattina di lunedì che un nuovo fronte del fuoco era sceso fino alle porte del paese di Luvinate: «Le fiamme stavano raggiungendo la zona abitata di Cascina Zambella — spiega il sindaco Alessandro Boriani —, in pochi minuti ci hanno aiutato ad avvisare i cittadini e diramare il preallerta in caso di sgombero, abbiamo anche chiuso le scuole».
Il presidente della Regione Roberto Maroni ha annunciato che saranno stanziati fondi per il rimboschimento delle aree andate in fumo in Lombardia e garantito che sarà aumentata la vigilanza per scoprire eventuali piromani.