Corriere della Sera (Milano)

Hockey Rossoblu, un futuro da serie B

La squadra domina i campionati ma rinuncia alla promozione. «Problemi di budget»

- Di Stefano Landi

L’hockey a Milano è morto e risorto svariate volte, ma la passione è sempre sopravviss­uta. Oggi la incarna Hockey Milano Rossoblu. Lo zoccolo duro dei tifosi si dà appuntamen­to al PalAgorà ogni settimana. Almeno due mila persone per le partite in casa, oltre 600 abbonati. Milano è in testa dell’Italian Hockey League, quello che per qualcuno è la serie B. Ma rinuncerà alla promozione.

La storia della squadra scorre nelle immagini lungo le pareti del PalAgorà di via dei Ciclamini. Quando Bob Manno, Scott Beattie, Mike Zanier erano idoli di una generazion­e che andava a vedere l’hockey con lo stesso trasporto con cui si va a seguire il calcio. Erano in 12 mila al Forum per la finale scudetto del 1991 in quella che fu la partita più importante della storia del ghiaccio italiano. L’hockey a Milano è morto e risorto svariate volte. Ma lo spirito della squadra è sempre sopravviss­uto. Milano Rossoblu è l’ultima reincarnaz­ione.

Lo zoccolo duro dei tifosi si dà appuntamen­to al PalAgorà ogni settimana. Almeno 2 mila persone per le partite in casa, oltre 600 abbonati. Milano è in testa (oltre che detentrice) dell’Italian Hockey League, quello che per qualcuno è la serie B, per altri l’unica vera lega italiana (sabato scorso, vittoria casalinga per 4-1 contro Alleghe). La diatriba è nata due anni fa nel momento della diaspora di alcune squadre: Bolzano se n’è andata nella Ebel, lega privata con alcune grandi d’Europa. Altre 8 del Trentino Alto Adige, oltre a Asiago e Cortina, nella Alps a giocarsela con austriaci e sloveni. L’unico incrocio tra le due leghe è la Supercoppa, che il 14 ottobre Milano ha perso con Renon, nonostante il patto tra gentiluomi­ni, per cui la squadra altoatesin­a ha rinunciato ai suoi stranieri per giocarsela ad armi pari. L’Alps è un torneo in quota tra squadre di montagna: «Per noi lì ci sono problemi di budget: non solo per i costi delle trasferte. Per l’ampiezza dei roster, lo stipendio dei giocatori stranieri» spiega il presidente Fabio Cambiaghi. L’idea di portare l’hockey nelle città (almeno quelle del Nord) è fallito. Torino, ad esempio, naviga nei ghiacci della serie C. Milano è un’eccezione europea: oltre 90 anni di storia e una tifoseria capace di sciogliere il ghiaccio a prescinder­e dal risultato. Andare al palazzo ha prezzi popolari (10 euro) ed è l’unico modo per seguire la squadra dato che la tv trasmette solo le finali. «Abbiamo il miglior pubblico italiano, per numeri e spirito. Tanti ce lo invidiano in Europa», spiega Ico Migliore, che in rossoblu ha fatto tutta la trafila, da capitano a proprietar­io. È stato giocatore nei gloriosi anni ’80 del Saima e oggi ai vertici della società si divide col suo lavoro di architetto giramondo: «Rispetto a quei tempi manca un campionato che unisca l’Italia. Avremmo bisogno di qualche investitor­e, che le istituzion­i ci diano una mano e saremmo pronti a iscriverci a una lega straniera più ambiziosa. I campioni oggi non arrivano soprattutt­o perché manca un movimento» spiega Migli. Una volta con il traino del soldo sbarcavano in Italia anche giocatori Nhl (la lega profession­istica americana). Oggi gli stipendi della squadra vanno da 15 mila a 200 euro al mese.

Di necessità virtù: per regolament­o in questa serie non si possono schierare stranieri. Così si è potuto valorizzar­e il settore giovanile. Oggi il 60 per cento della squadra arriva dal vivaio. Gli altri sono talenti lombardi, ma anche studenti stranieri che con la stecca ci sanno fare: «Allenandoc­i alla sera, anche chi fa un altro lavoro può unirsi», racconta coach Massimo Da Rin mentre si infila un berrettino di lana d’altri tempi prima di raccoglier­e sul ghiaccio la squadra davanti alla sua lavagna per un allenament­o. Ma resta il problema che con la chiusura del Piranesi un impianto non basta per allenare quasi 150 ragazzi delle giovanili e la prima squadra, oltre agli atleti del pattinaggi­o artistico. «Manca ghiaccio», dice Cambiaghi. E non è poco, dato che in questo caso, è come la terra sotto i piedi.

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 ??  ?? Ghiaccio In alto, il Milano Rossoblu prima di una partita (foto Pulvirenti), sopra la squadra negli spogliatoi (foto Lapresse/Furlan)
Ghiaccio In alto, il Milano Rossoblu prima di una partita (foto Pulvirenti), sopra la squadra negli spogliatoi (foto Lapresse/Furlan)

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