Il profeta interista è «NagaDuomo»
Naga-Duomo, profeta di una religione a metà tra lo zen e lo spirito di Sant’Ambrogio. A chi se non a lui potevo chiedere l’inter-cessione?
«Oggi le ferite aperte lasciano ancora troppe cicatrici», recita così un tram marchiato Milan che gira per la città in questi giorni. Mi è passato davanti nelle ore in cui un amico rossonero se ne volava via senza aspettare la partita di sabato sera. Ogni tifoso avrebbe diritto a lasciare il suo posto allo stadio con una gioia negli occhi, andarsene non sarebbe più facile ma suonerebbe come una specie di risarcimento per tutti gli scalini, per le domeniche, per le volte in cui una persona ha gridato a squarciagola Inter o Milan. Per questo pensavo che i cugini fermassero la Juve, per Walter che scappava via dal traffico di viale Caprilli e un po’ anche per noi interisti a cui avrebbe fatto comodo. «Nient de fà, squadra de brocc’!», non si può chiedere troppo a certi «parenti». Mi sono rivolto in casa nostra, affidando le speranze al giocatore più ispirato di questa settimana nerazzurra, Nagatomo. Il giapponese nella gara contro la Samp ha trasformato i fischi in standing ovation, è diventato Naga-Duomo, profeta di una religione a metà tra lo zen e lo spirito di Sant’Ambrogio. A chi se non a lui potevo chiedere l’intercessione? A chi se non a-Yuto? I miei mi hanno ascoltato, almeno l’Inter ha vinto. Ciao Walter, ti saluto da Verona: il migliore in campo è stato un ragazzo di nome Milan.