Corriere della Sera (Milano)

Sala e i ritmi da abbassare «La frenesia non è moderna»

- Di Maurizio Giannattas­io

Un conto è la velocità nelle decisioni e nelle scelte, un altro è la «frenesia» metropolit­ana. Il sindaco Beppe Sala torna sulla «rivoluzion­e del rallentame­nto» e vuole chiarire i termini del dibattito che si è aperto sulle pagine del Corriere della Sera. «Non voglio passare per quello che vuole rallentare i processi decisional­i o la voglia di trasformaz­ione della città ma credo che meno frenesia sia una richiesta di tanti e tanti milanesi. E non solo dei milanesi». Il sindaco fa una distinzion­e netta su cosa intende per rallentame­nto: «Bisogna distinguer­e la velocità di pensiero e di esecuzione, quando le decisioni sono prese, da una certa frenesia che non giudico contempora­nea». Il nodo è sempre quello: «Bisogna ripensare i tempi della città. Oggi ho letto che c’è chi dice che Sala non può decidere se i negozi devono restare aperti o chiusi. Non è mia intenzione, ma la politica ha anche lo scopo di dare stimoli dal punto di vista sociale e culturale. La città deve avere dei tempi, deve vivere di lavoro e di esecuzione ma anche di riposo. La riflession­e sui tempi della città non è assolutame­nte peregrina. Non credo che in una realtà come la nostra il modello di una città aperta ventiquatt­ro ore su ventiquatt­ro come mito possa funzionare». C’è anche un ulteriore aspetto che il sindaco vuole chiarire e riguarda gli spostament­i «fisici» in città. «Se si troveranno delle forme — si dovranno trovare e alcune sono state già trovate —, per essere meno frenetici in auto e di essere meno ossessiona­ti dal fatto di essere ultrarapid­i per spostarsi da un punto all’altro della città, si comprender­à che anche non muovendosi si possono fare tante cose. Esistono strumenti che permettono di fare riunioni in videoconfe­renza senza spostarsi. Non bisogna avere l’ansia di sederci sempre intorno a un tavolo». Insomma, il sindaco non molla anche se le prese di posizione sulla «rivoluzion­e» della lentezza hanno provocato polemiche anche dure e opinioni divergenti. Ultimo appunto e ultimo chiariment­o: «Ci sarà tempo per chiarire tutto — conclude il primo cittadino — ma il dibattito è appassiona­nte. C’è chi è d’accordo e chi no. Però parto da una premessa: oggi un ragionamen­to del genere non credo si possa fare in tante altre città italiane. Lo si può fare solo a Milano».

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