Autonomia, Maroni chiede l’unanimità. Dubbi M5S
Il governatore vuole mandato pieno dal Consiglio. I grillini: senza dialogo risoluzione invotabile
«Sono ottimista e motivato». Roberto Maroni vuole presentarsi alla trattativa con il governo con un mandato pieno. I tre milioni di Sì per l’autonomia non bastano. Chiede anche il voto unanime del parlamento lombardo. «Abbiamo lasciato l’iniziativa al Consiglio regionale. E vorrei che la risoluzione fosse approvata all’unanimità — è tornato a ripetere ieri —. L’unico paletto è che ci siano tutte e 23 le materie, perché era nel quesito».
Il tavolo a tre — insieme a Emilia Romagna e Veneto — s’insedierà il 9 novembre, al massimo il giorno successivo. Anticipato da un’audizione alla commissione bicamerale sul federalismo fiscale alla Camera. Quello stesso giorno, il governatore sarebbe atteso in Tribunale per deporre in aula sul caso delle presunte pressioni per far ottenere un viaggio a Tokyo e un contratto a due sue ex collaboratrici.
Al momento sembra però difficile trovare il consenso di Il 9 novembre s’insedierà il tavolo a tre con Emilia Romagna e Veneto tutti i gruppi consiliari. Le opposizioni mostrano più d’un dubbio sulla bozza della risoluzione per l’autonomia. «Sono ancora numerosi i passaggi che non ci convincono», premettono i Cinque Stelle, che rimangono comunque possibilisti. «Dalla sanità, alle politiche del lavoro, l’istruzione e i dettagli sul fisco, ancora troppi elementi ci allontanano da un documento condiviso. Non chiudiamo la porta, al momento però è invotabile perché non rispetta il mandato dei cittadini». Anche il Pd esprime perplessità: «Daremo il nostro contributo perché siamo convintamente a favore del regionalismo differenziato, ma chiediamo che la risoluzione non sia una lista della spesa». Sulla stessa linea, Chiara Cremonesi di Insieme, che pone paletti sulle materie da provare a strappare a Roma: «Se Maroni davvero vuole l’unanimità, rinunci a forzare su tutte le 23 materie».
Ieri il governatore ha poi specificato il destino dei tablet usati per la consultazione: entro metà dicembre saranno a disposizione delle scuole (20mila). Altri 3mila andranno alle forze dell’ordine, mentre 1.820 resteranno alla Regione per i referendum sulle fusioni dei Comuni.
Ma sono anche i giorni di un’altra partita, questa volta europea. A novembre si decide del futuro di Ema, l’agenzia del farmaco dell’Ue. Milano è in gara. E ha promesso il Pirellone come sede. In attesa del verdetto, la Regione si prepara: Infrastrutture Lombarde è stata allertata per avviare, in caso di vittoria, le operazioni di riconversione del grattacielo e trovare una sistemazione al Consiglio regionale. «Ho pensato al Palazzo del Senato, in via Senato, sarebbe la sede più prestigiosa», ha ribadito Maroni.
Il summit