Corriere della Sera (Milano)

Gli avvocati penalisti in aiuto del tribunale «Ma tocca a Orlando»

- Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it

La carenza di magistrati e di personale amministra­tivo causa nel Tribunale di sorveglian­za di Milano «criticità che hanno raggiunto il livello di guardia». Con una lettera al ministro della giustizia Andrea Orlando, la Camera penale di Milano chiede un intervento urgente per contenere «la condizione di grave disagio e disservizi­o» che si sta creando nell’ufficio culminata nella cancellazi­one di otto udienze, quelle del lunedì a partire dal prossimo, decisa dal presidente Giovanna Di Rosa e approvata dal Consiglio giudiziari­o.

Per l’organismo al quale aderiscono gli avvocati penalisti, la situazione è «al limite della legalità» perché si ripercuote direttamen­te «sulla libertà» di chi è in carcere e si vede ritardare sempre più l’esame delle sue richieste di misure alternativ­e alla detenzione perché i giudici non riescono a far fronte al carico di lavoro quasi raddoppiat­o a causa dell’assenza di 4 togati sui 12 previsti nella pianta organica, ai quali se ne aggiungerà presto un altro che è stato trasferito in Corte d’appello. Nella lettera, il presidente della Camera penale, l’avvocato Monica Barbara Gambirasio, scrive che per superare le difficoltà Di Rosa ha anche chiesto agli avvocati (Camera penale e Ordine, ndr) di sostenere con le proprie risorse finanziare gli oneri per assicurazi­oni e rimborsi spesi di alcuni volontari che «potrebbero prestare la loro opera a supporto della cancelleri­a» del Tribunale di sorveglian­za. Anche se la richiesta sarà accolta, Gambirasio dice al ministro Orlando che non risolverà il problema «la cui dimensione», a causa dei ritardi nell’esame delle domande dei detenuti, sta «conducendo nuovamente ad un livello di sovraffoll­amento» delle carceri analogo a quello precedente ai provvedime­nti deflattivi che negli anni scorsi hanno abbassato notevolmen­te la pressione all’interno degli istituti di pena. Al Guardasigi­lli, che potrebbe obiettare che spetta al Csm trovare una soluzione, la Camera penale dice che comunque è un problema politico perché è la politica che deve farsi carico di un intervento decisional­e sulla «carenza di risorse umane ed economiche».

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