«I film? Meglio il calcio» Gaddo, il liceale-sdraiato attore al debutto con Bisio
Il 17enne è il protagonista del film «Gli sdraiati» girato anche al Manzoni «Al provino ho detto: mi piace solo il calcio Il personaggio mi somiglia»
Attore per caso. Selezionato al Manzoni per interpretare il liceale «sdraiato». Gaddo Bacchini, 17 anni, è il protagonista del nuovo film di Francesca Archibugi, ispirato al bestseller di Michele Serra. «Ai casting ho detto: non mi piace niente di speciale, a parte il calcio».
Attore per caso. Nella sua scuola. Studente. Figlio. Volto che prova a raccontare una generazione svogliata. Coming soon, su questi schermi: Gaddo Bacchini, quarto anno al liceo classico Manzoni, è il protagonista del nuovo film di Francesca Archibugi, ispirato al bestseller di Michele Serra «Gli sdraiati». Scelto tra centinaia di ragazzi, proprio lui che non aveva mai fatto cinema prima, ha girato per più di un mese. E diversi ciak sono stati proprio nella sua scuola. Da non crederci. E infatti. «Questa storia è tutta assurda», dice lui, Gaddo, ancora incredulo.
Maglione largo, sorriso ironico, andatura dinoccolata: nel film è Tito, il figlio di Claudio Bisio. «È successo per caso. Con un amico un pomeriggio siamo andati alla Indiana production, vicina al Manzoni, per trovare un lavoretto d’ufficio. Stavano facendo casting professionali su ragazzi della nostra età, siamo corsi via. Ma qualche settimana dopo la troupe è arrivata anche a scuo- la. C’era una ressa incredibile in aula magna, tutti volevano fare il provino». In due minuti, davanti alla telecamera, a parlare di sé: «Ho detto solo poche parole. Che sono nato nel 2000, e che non mi piace fare niente. Niente di speciale a parte il calcio, cioè».
La parte era sua. Perché parlano così «Gli sdraiati», nella realtà e nel film distribuito da Lucky Red, che esce il 23 novembre. Per avere il ruolo, Gaddo ha superato una dozzina di selezioni. E sulle riprese ha dovuto mantenere il segreto. Una volta hanno girato all’ingresso della scuola, in via Caminadella. Le telecamere erano sul marciapiede opposto, un po’ nascoste. Lo studente-attore entra, sale le scale, corre lungo il corridoio e si precipita in aula: nel film è in ritardo per la lezione. «Spesso mi succede anche nella realtà. Tito mi somiglia abbastanza», abbozza. I suoi compagni e i prof gli tenevano bordone, hanno fatto tutti le comparse. E il vicepreside Francesco Leonardi ha avuto il ruolo del prete ad un funerale. «In moltissime scene urlo o sono annoiato o arrabbiato. In quella del funerale piango, ci abbiamo messo cinque ore per girarla. L’attrice che fa mia madre è riuscita ad avere le lacrime per tutto il tempo, per me era una fatica, un lavoro di concentrazione incredibile».
Nel film Tito/Gaddo parla poco: «Meglio, per uno timido come me. In un’unica scena mi è venuto da piangere davvero, quella dove avevo un monologo un po’ lungo. Prima di quel passaggio mi sono confrontato molto con gli altri attori e la regista». Padre e figlio sono dallo psichiatra, il ragazzo ha appena litigato con gli amici e la fidanzata. In questa situazione fragile finalmente si apre: «Parlava Tito, in scena, ma un po’ parlavo anche io. Il tema della distanza dai genitori lo sento molto, il distacco necessario per diventare grandi è faticoso. Quella volta mi sono commosso, e recitare mi è piaciuto veramente tanto». Archibugi gli ha fatto i complimenti. E anche Michele Serra, con cui si sono conosciuti qualche giorno fa. Ma alla fine tu ti piaci, nel film? «Non l’ho ancora visto. Non so se preferisco vederlo al cinema con la mia ragazza e gli amici. Oppure, visto che è una cosa un po’ speciale, insieme a mio fratello e ai miei genitori».