Il Parco del Ticino si trasforma in Riserva della Biosfera
Presentato il dossier all’Unesco. L’area si estenderà fino in Svizzera
Una nuova grande area tutelata, che da Pavia raggiunge Locarno, potrebbe nascere in futuro con il riconoscimento dell’Unesco. È il progetto a cui stanno lavorando, con passione, decine di enti locali con l’obiettivo di allargare la «Riserva della Valle del Ticino» fino al confine con la Svizzera. Il dossier ha avuto il benestare del ministero dell’Ambiente ed è stato già presentato al segretariato Unesco di Parigi. I due parchi regionali del Ticino, sulla sponda lombarda e su quella piemontese, fanno già parte oggi di una riserva Unesco, che tuttavia comprende un territorio più piccolo: si tratta della «Riserva Biosfera Valle del Ticino», formata da una superficie di 150 mila ettari, distribuiti in 85 comuni. Ora il progetto guarda a un’espansione molto ambiziosa e ha due obiettivi: il primo è quello di unire anche la Val Grande piemontese e la Valcuvia lombarda, per ottenere la realizzazione della «Riserva della biosfera Mab Unesco di Ticino Val Grande Verbano». Il secondo step sarà quello di creare, in futuro, una «Riserva della Biosfera transfrontaliera» in collaborazione con il futuro Parco del Locarnese, che è stato proposto dagli enti locali in Canton Ticino. Nel mondo esistono 669 siti Mab (Man and biosphere), in 120 paesi. In Italia sono 15.
«Il dossier di candidatura è il primo passo verso il grande obiettivo di allargare la riserva verso il confine — racconta David Guenzi, presidente dell’assemblea consultiva Mab — l’area che abbiamo proposto comprenderà 18 aree protette, 48 siti della Rete Natura 2000, due regioni, 5 province, 148 nuovi comuni, 330 mila ettari in tutto, con una popolazione di 1.100.000 mila persone e oltre 6 milioni presenze turistiche annue». «La riserva di biosfera è una evoluzione dei parchi naturali, nati negli anni 70 per una esigenza di tutela — osserva il vicepresidente dell’Assemblea, Flavio Polloni — il protocollo Mab unisce la natura e le attività dell’uomo, e coniuga queste due realtà. Vi sarà un forte coinvolgimento di tutti, perché l’Unesco ha richiesto una governance partecipata e diffusa».
Lo scopo della proclamazione delle Riserve è promuovere una relazione equilibrata tra la comunità umana e gli ecosistemi. Ogni riserva ha una core area fortemente tutelata, una buffer zone che permette poche attività e una transition zone dove vi sono attività umane ed economiche.
Quanto sia pregiato questo territorio è presto detto: nella Valle del Ticino sono presenti più di 6 mila specie viventi, alcune anche a rischio estinzione come il Pelobate fosco (detto anche Rospo dell’aglio). Di recente sono tornati i lupi. L’intera valle costituisce il più importante corridoio ecologico tra Alpi ed Appennini e tra Europa e Africa. C’è poi un particolare che fa impazzire gli appassionati di botanica: la valle del Ticino conserva gli ultimi lembi dell’antica foresta che si estendeva in Pianura Padana.
«Essere riconosciuti Mab Unesco — affermano gli enti promotori — significa far parte a livello internazionale di quei territori che si impegnano nell’ottica della conservazione delle risorse e dello sviluppo sostenibile, nel pieno coinvolgimento delle comunità
locali per le generazioni che verranno».
All’interno della futura Riserva vi sono, inoltre, tanti luoghi suggestivi: tre siti Unesco (Sacri Monti, Geoparco Sesia e Valgrande, Villaggi palafitticoli alpini), il Lago Maggiore, l’area wilderness della Val Grande (che è la più grande d’Italia), le colline del Novarese, Parco Regionale Campo dei Fiori. La connessione con il territorio svizzero, però, dipenderà anche da un referendum popolare che dovrà, in futuro, stabilire se sarà accettata o meno la creazione del Parco del Locarnese. E si spera che il progetto porti anche lavoro: il richiamo al recupero complessivo di un corridoio antichissimo, tra Lago Maggiore e fiume Ticino, sarà forse un volano turistico molto potente.