Il siriano Mohamed Hamadi è la guida Touring più richiesta «Così svelo la città ai milanesi»
Passioni Il signor Hamadi, siriano, è tra le più apprezzate guide volontarie del Touring Club in città
Il fatto è recente, di una settimana fa. A metà mattina bussano alla porta dell’ufficio di Franco Iseppi, presidente del TCI, in corso Italia. Entra un signore di mezza età: si guarda in giro, guarda l’uomo dietro alla scrivania e in un secondo capisce l’errore. Iseppi non batte ciglio, due chiacchiere e poi prende in mano il telefono: «GianMario, ho qui un nuovo candidato per te » . GianMario Maggi, che ancora sorride a ricordare l’episodio, è il coordinatore dei volontari del Touring Club per il Patrimonio Culturale. Con orgoglio dice: « Abbiamo progettato il servizio per favorire l’apertura dei luoghi d’arte e cultura, chiusi al pubblico per mancanza di personale, dodici anni fa. L’entusiasmo dei milanesi ci ha travolto». Non tutti sbagliano strada e arrivano in presidenza, è ovvio, ma ogni settimana qualcuno si fa avanti. Negli ultimi mesi, poi, il passaparola ha scatenato l’assalto. « Centoventi persone in lista d’attesa. A giorni parte la nuova formazione e li stiamo ricontattando: pochi rinunciano».
I numeri di Aperti per Voi a Milano sono da primato: 800 volontari (su 2.200 in tutta Italia) per 18 luoghi. « Con questa squadra spalanchiamo di continuo nuove porte: l’ultima è stata la Certosa di Garegnano, la prossima sarà la chiesa di San Celso». Passione per l’arte e buona volontà sono le credenziali dei custodi volontari. «Mi piacerebbe dare risalto a una persona speciale», dice ancora Maggi. Prego. «È con noi da due anni, parla quattro lingue, le sue spiegazioni rapiscono stranieri e connazionali». Il nome esce solo all’ultimo, ed è un piccolo colpo di scena. «Si chiama Mohamed Hamadi».
Chiesa di San Maurizio, corso Magenta. Hamadi — che è siriano, classe ’48, in Italia da oltre trenta anni —, si divide, da volontario, fra qui e la basilica di San Satiro. Chiese? Sorride sornione, aspettava la domanda. La prende da lontano, riassume la sua storia. «Liceo dai Salesiani, in un’epoca in cui nessuno si preoccupava delle religioni degli altri: c’erano cristiani ed ebrei, e musulmani come me», racconta. «Per la mia attività di opposizione al All’ombra del Duomo sono 800 le persone che lavorano gratis per aprire chiese e musei regime sono stato arrestato e torturato, ho dovuto abbandonare il mio paese. Ho studiato Legge in Libano, dopo la laurea ho lavorato in Kuwait, ma avevo sempre il fiato dei servizi segreti sul collo.
Record
Per questo ho scelto l’Italia». È davanti all’affresco dell’Arca di Noè di Aurelio Luini, lo indica: «Anche nel Corano si parla dell’Arca, come di Adamo ed Eva, Mosè... ma nessuno lo sa», dice. «Io spiego i dipinti, cito date, storie. Se noto interesse per qualcosa che ho fatto trapelare, o anche solo per il mio nome, mi spingo oltre, ed evidenzio le similitudini, una storia che ci accumuna». Reazioni? «Stupore iniziale, poi attenzione. Mi comporto così anche con i visitatori dei paesi arabi: non conoscono i riferimenti biblici, un peccato».
Sente parlare francese, si avvicina discreto per capire se c’è bisogno. «Ho vissuto più in Italia che in Siria, ho sposato una milanese. Sono un fan della vostra arte e cultura e adoro raccontarla » , conclude, «ma in questo momento di tensione avverto anche l’importanza di gettare un ponte tra le culture».