L’autonomia passa l’esame Ma con defezioni
Il «Sì» in Commissione. La Regione potrà recuperare l’evasione Iva
L’autonomia cerca il consenso della politica dopo il voto referendario dei lombardi. Il governatore Roberto Maroni punta a raccogliere l’unanimità in Consiglio sulle materie con cui trattare a Roma davanti al governo. Nelle commissioni, ieri, voti favorevoli dal Pd, contrari dai membri « bersaniani » di Mdp. Astensione per Movimento 5 Stelle e Campo Progressista.
Sì di tutto il centrodestra e del Pd, astensione del M5S e di Campo Progressista, no di Mdp. La bozza di risoluzione con la quale la Lombardia si presenterà ai tavoli di trattativa col governo per ottenere da Roma più competenze e risorse ha retto alla prima prova d’aula: ieri è arrivato a larga maggioranza il via libera dalla Commissione Affari Istituzionali del Pirellone. Ci sono insomma le premesse per un documento tripartisan (centrodestra, Pd e grillini non ostili), anche se l’obiettivo dell’unanimità dei consensi dell’aula, indicato dallo stesso Roberto Maroni, sembra sempre più lontano.
Nel merito, la novità più significativa di ieri, introdotta su impulso della stessa giunta, è la richiesta di un’azione specifica della Lombardia «nel contrasto all’evasione fiscale a partire dall’attribuzione del maggior gettito derivante dal recupero Iva, limitatamente alla quota di compartecipazione regionale».
«Abbiamo fatto un ulteriore passo in avanti verso un testo condiviso — commenta soddisfatto il presidente dell’aula Raffaele Cattaneo —. Abbiamo recepito alcune modifiche al testo della risoluzione ed è stato ridefinito l’accorpamento delle aree tematiche, da 8 a 6, all’interno delle quali tutte le 23 materie saranno inserite in ordine di priorità». Secondo il relatore della proposta di referendum, il maroniano Stefano Bruno Galli (Lista Maroni), la bozza di risoluzione «rappresenta un bel manifesto per chiunque invochi l’autonomia prevista dalla Costituzione».
«Ci troviamo a lavorare con tempi ristrettissimi, ma la volontà di tutti è di rispettarli», dicono i dem Fabio Pizzul ed Enrico Brambilla, preannunciando una ventina di emendamenti: «Resta il nostro impegno, in chiave costruttiva, per un documento più condiviso. Anche la pretesa di chiedere autonomia su tutte e ventitré le materie è stata moderata da una definizione di priorità, e ciò ne fa una base più seria per la trattativa che verrà e che sarà lunga e articolata. Certo, se fossimo partiti quattro anni fa ora saremmo alla fine del percorso».
«Si deve arrivare a un documento unitario, la risoluzione così come è non va ancora bene», sottolinea invece il Cinque Stelle Dario Violi: «Ci sono passaggi legati a scuola, sanità e infrastrutture che siamo fiduciosi saranno sistemati da qui al Consiglio regionale di martedì. Dobbiamo lavorare solo sulle materie e le risorse da trasferire alla Lombardia, quali politiche attuare con una maggiore autonomia lo deciderà chi governerà la Lombardia dal 2018».
L’unico no secco arriva dai 2 consiglieri regionali di Mdp. «Da un lato si chiede di acquisire competenze statali e dall’altro si sottraggono materie di autonomia degli enti locali. Inoltre, la nostra richiesta era di definire un numero limitato di competenze su cui chiedere l’autonomia, e invece ce ne troviamo ben 23, per di più con tempi decisamente troppo stretti per poter avviare una discussione seria su temi così complessi», attaccano Onorio Rosati e Massimo D’Avolio.