Campus dell’Inter: via libera di Sala Ipotesi Rogoredo per lo stadio Milan
Parte il pressing sui rossoneri: tempi brevi
Il campus dei nerazzurri in piazza d’Armi incassa il via libera dal sindaco. «Milano ha bisogno di sport — dice Giuseppe Sala a margine della cerimonia al Famedio — non di centri commerciali». Sul suo tavolo c’è anche il tema del nuovo stadio del Milan dopo le battaglie legali sull’area del Portello. Il Comune ha suggerito come possibile ubicazione il quadrante Rogoredo. «Abbiamo avviato una fase in cui stiamo illustrando le potenzialità di spazi in città dove costruire uno stadio — ha precisato il sindaco —, ma questa verifica deve essere fatta in tempo breve. Bisogna capire se il Milan ha davvero intenzione di costruire un impianto, in caso contrario si lavori su San Siro».
Tornando a piazza d’Armi in via delle Forze Armate, il primo cittadino ha anche precisato che quello cui lavora l’Inter è un progetto che, «nel rispetto delle volumetrie possibili», il Comune sposa senz’altro, «perché condividiamo l’idea di rivalutare quella zona». Positiva è anche la «volontà di investire da parte dell’Inter. Lo sport è un bisogno della città ma — ha ammonito — che non mi vengano a parlare di un altro centro commerciale. Milano ha bisogno certamente di sport, ha bisogno di residenze universitarie ma non di altre cose».
Con la discesa in campo dell’Inter, viene accantonato il masterplan disegnato da Leopoldo Freyrie per la riqualificazione dell’area, che prevedeva un grande polmone verde di 27 ettari ma tutt’attorno una cintura di palazzi, per totalizzare la cubatura possibile in base alle attuali norme del Pgt. Con il club neroazzurro lo scenario cambia radicalmente: l’Inter sarebbe pronta a rilevare per 100 milioni di euro da Invimit (la società di gestione del risparmio del ministero dell’Economia e delle Finanze incaricata della valorizzazione del patrimonio pubblico), oltre 30 dei 42 ettari un tempo utilizzati come campi per l’esercitazione dei carri armati, dismessi dagli anni Ottanta. Qui porterebbe il suo campus con 20 campi da calcio, una residenza sportiva, palestre e un centro medico specializzato. «Siamo in una fase di confronto — conferma l’assessore all’Urbanistica, Pierfrancesco Maran —. Non è un pacchetto chiuso, prendere o lasciare. E il nostro obiettivo è coinvolgere la maggioranza e il Consiglio comunale e sentire gli orientamenti». Se l’aspetto positivo è il meno cemento, va detto che il tanto verde diventerebbe privato. «Restano 10 ettari a Invimit, da valorizzare e su cui potrebbero realizzare volumetria — commenta il presidente del Municipio 7, l’azzurro Marco Bestetti —. L’ideale sarebbe convincere Invimit a lasciarlo a parco». Il parlamentino mette le mani avanti: «Per noi il progetto del campus è una opportunità ma attendiamo di vedere le carte. Non ci risulta la fila di investitori per piazza d’Armi. E l’alternativa all’Inter sono i costruttori. Ciò su cui il Municipio vigilerà sono gli oneri di urbanizzazione, che chiediamo siano investiti sul territorio».
Invimit sta completando le valutazioni sul rischio bellico e ha iniziato le indagini ambientali. Un passaggio fondamentale per quantificare i costi delle bonifiche necessarie. In realtà, a parte l’area che ospitava le esercitazioni, la gran parte di piazza d’Armi è bosco e orti. La natura s’è ripresa il suo spazio.
Lo sviluppo futuro, con l’arrivo del campus che riunirà il quartier generale e il centro di formazione giovanile, potrebbe portare alla demolizione dei magazzini di Baggio. Destinato a sparire sarà anche il campo da polo.