Corriere della Sera (Milano)

Procurator­e in pensione, passa ancora di mano l’inchiesta Expo

- di Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Passa ancora di mano, e dunque per adesso non definisce la posizione del sindaco Beppe Sala, l’inchiesta sull’appalto della «Piastra» di Expo 2015. Piero Isnardi, il sostituto procurator­e generale che da un anno era diventato titolare del fascicolo una volta che esso era stato tolto ai pm della Procura della Repubblica e avocato appunto dalla Procura Generale, ieri è infatti andato in pensione al compimento dei 70 anni, senza che sia stato definita – con richiesta di archiviazi­one o di rinvio a giudizio – l’ipotesi di «turbativa d’asta» nell’affidament­o nel 2012 di una parte degli alberi di Expo, per la quale l’allora commissari­o Sala aveva ricevuto prima in giugno un avviso di conclusion­e delle indagini, e poi invece in settembre uno stralcio rispetto all’altra accusa di «falso ideologico» nella retrodataz­ione della sostituzio­ne di due commissari di gara nel 2012, già costatagli una richiesta di processo fissata al prossimo 14 dicembre. Lo stralcio della «turbativa d’asta» era sembrato indice di una futura richiesta di archiviazi­one. Ma dopo l’estate non soltanto non era arrivata la richiesta di archiviazi­one, ma una ventina di giorni fa era stata iscritta nel registro degli indagati un’altra persona, Carlo Chiesa, già Rup-Responsabi­le unico del procedimen­to per la «Piastra», che peraltro era stato già ampiamente interrogat­o rimanendo teste, con dichiarazi­oni anzi valorizzat­e allora a carico di Sala. Proprio a motivo dell’apparente assenza di novità il difensore Ugo Lecis, subito dopo l’interrogat­orio da neoindagat­o di Chiesa, aveva sollecitat­o al pg Isnardi l’archiviazi­one dell’ipotesi di concorso con Sala nella «turbativa d’asta», istanza al momento rimasta senza esito. Adesso l’andata in pensione di Isnardi, senza definizion­e di questa parte di procedimen­to, conferma che evidenteme­nte la Procura Generale guidata da Roberto Alfonso ritiene, dopo la memoria estiva dei difensori di Sala, di avere ancora margini di accertamen­to da completare prima di assumere una decisione. Alfonso ha designato come successori di Isnardi i pg Vincenzo Calia e Massimo Gaballo, che dunque dovranno ora studiare gli atti già metabolizz­ati da molti magistrati nella lunga storia di questo fascicolo, penalizzat­o a metà 2014 (nei suoi possibili sviluppi) dallo scontro tra l’allora titolare Alfredo Robledo e l’ex procurator­e Edmondo Bruti Liberati. Via Robledo, il materiale agli atti era stato ritenuto nel febbraio 2016 dai pm Pellicano-FilippiniP­olizzi non sufficient­e per un processo, ma la loro richiesta di archiviazi­one nel novembre 2016 non era stata accolta dal gip Andrea Ghinetti, e a ruota era intervenut­a appunto la Procura Generale ad avocare l’inchiesta, subentrare ai pm e chiedere al gip la revoca della richiesta di archiviazi­one dei pm.

La staffetta Ora toccherà ad altri due magistrati subentrare negli atti e decidere cosa fare della seconda accusa («turbativa d’asta») mossa a Sala

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