Nel 2017 crescono i contagi mortali Gallera: nessuna epidemia in corso
Undici vittime dall’inizio dell’anno. L’assessore alla Sanità: non esiste un’emergenza
«N on esiste un’emergenza». L’assessore regionale alla Sanità Giulio Gallera mette un argine alla paura. La morte della bambina di 6 anni a Rozzano ha scatenato il panico tra le famiglie dei compagni di classe. Nessun aumento dei contagi, però, precisa Gallera: «Il totale dei casi finora registrati dall’inizio del 2017 è in linea con quelli segnalati in tutto il 2016». Quante persone hanno preso la meningite in Lombardia? Da gennaio a ottobre di quest’anno 30, a cui si aggiunge la piccola morta giovedì sera.
La mortalità
La primavera-estate ha segnato un forte stop della malattia. Se nei primi mesi del 2017 si parlava di criticità — ad aprile si contavano 18 contagi, in media uno alla settimana — l’andamento è poi calato. Un evolversi «naturale»: spiegano gli esperti che i mesi invernali sono i più rischiosi, per via dei contatti ravvicinati tra le persone. Il timore è quindi che ci possa essere una nuova ondata con l’arrivo del freddo.
Guardando i dati, salta all’occhio la pericolosità del morbo. La meningite è costata la vita già a 11 lombardi contro gli 8 dello scorso anno. Vittime sono soprattutto gli anziani: un quarto dei decessi riguarda cittadini con più di 65 anni, deboli e incapaci di resistere al batterio.
Il confronto
I casi di meningite hanno subito un’impennata lo scorso anno, toccando quota 43 in regione. Una crescita sensibile rispetto alla media del quinquennio precedente, ferma tra i 27 e i 36 malati all’anno. Un ritorno dovuto al calo della copertura vaccinale nella popolazione, che ha contribuito alla diffusione dell’epidemia. La copertura per il meningococco B, uno dei ceppi responsabili della malattia, è ferma all’84 per cento tra i nati nel 2012, all’86 per i bambini che oggi hanno 4 anni. Numeri lontani da quel 95 per cento che garantisce l’immunità di gregge anche a chi non può difendersi con il vaccino.
A Milano tra le vittime due studentesse di Chimica della Statale, Flavia Roncalli e Alessandra Covezzi, morte a distanza di quattro mesi. Le autorità sanitarie avevano ipotizzato la presenza di un portatore sano e deciso così per una vaccinazione di massa degli iscritti all’università. Profilassi ad ampio raggio anche dopo la morte a febbraio 2017 di Vittoria Patti, insegnante all’istituto tecnico Curie Sraffa. Agli studenti della scuola è stata offerta la possibilità di proteggersi contro la malattia «saltando» le code.
L’attesa per i vaccini
In seguito ai contagi, la Regione ha offerto ai cittadini la possibilità del copagamento dei vaccini per proteggersi contri i ceppi C (a 20 euro), ACW135Y (a 44 euro) e B (a 83 euro). L’anti ACW135Y è gratis per i ragazzi dai 12 ai 15 anni e il B per i nuovi nati dal 2017, anche se non rientra tra i dieci obbligatori stabiliti dal ministero. La chiamata per la prima dose arriva al terzo mese di vita, i richiami finiscono nell’adolescenza.
La frequenza dei casi dell’inverno 2016/17 ha spinto i lombardi a intasare di telefonate il centralino della Regione per accaparrarsi un appuntamento ai centri ospedalieri. Il risultato? Agende complete già ad aprile. A quel punto il Pirellone ha proposto a pediatri e medici di base di prendere parte alla campagna e somministrare i vaccini, come già avviene con l’antinfluenzale. Questioni di soldi e burocrazia hanno fatto arenare l’accordo «salta code» che i sindacati non hanno voluto firmare. Solo pochi pediatri hanno scelto di aderire al piano.